L’Union Brescia prova ad andare all’attacco anche con una gran difesa

Una delle regole non scritte del calcio recita che «la miglior difesa è l’attacco». A volte però, succede l’esatto contrario. È questo il caso del Brescia che, in un momento davvero poco fortunato (eufemismo) per la condizione fisica degli attaccanti, si affida, come in una sorta di coperta di Linus, alle certezze del reparto arretrato. O meglio, della propria fase difensiva.
Il dato
Quella dei biancazzurri di mister Diana è (alla pari del Lecco), con soli 6 gol al passivo, la seconda migliore difesa del campionato alle spalle, così come in classifica, della capolista Vicenza che di gol ne ha incassato soltanto uno in meno. E se si pensa che Stefano Gori due di quei sei li ha raccolti in fondo al sacco nella prima partita del campionato (che tuttora rappresenta l’unica sconfitta patita) contro l’Arzignano – e unica volta nel quale Balestrero e compagni hanno subìto più di una rete – a fronte di ben sei clean sheet su undici partite (più, volendo allargare il tiro, uno pure in Coppa a Carpi), questo dà la dimensione della bontà e dell’affidabilità del pacchetto arretrato.
I numeri
Tornando ai freddi numeri, solo quattro quindi i gol subìti in questa lunga, e aperta, serie positiva fatta da 10 partite senza sconfitta; un dieci composto da tre pari e sette vittorie, striscia di bottini pieni che riguarda gli ultimi tre match. E di questi quattro gol, l’ultimo preso su azione risale all’incredibile (ripensando alle occasioni avute) 1-1 interno con il Novara, datato 25 settembre scorso, mentre con Virtus Verona e AlbinoLeffe i due gol sono arrivati da palla d’angolo. Dato questo che sì, obbliga ad una maggiore attenzione alle situazioni su palla inattiva, ma che certifica che il lavoro su quella in movimento è di ottima qualità.
E, sempre affidandosi ai freddi numeri, l’assoluta limitatezza dei tiri in porta subìti dà il senso a tutto il ragionamento: ventitré in tutto nelle ultime dieci che fa una media di 2.3 tiri nello specchio a partita che hanno richiesto l’intervento di Gori. Spesso tra l’altro «scolastico», perché i numeri non tengono conto chiaramente della pericolosità. Tiri in porta che, soprattutto nelle ultime cinque prima della sfida con l’AlbinoLeffe di sabato scorso (4 i palloni che hanno richiesto il lavoro dell’estremo di via Cremona), non hanno nemmeno raggiunto il minimo sindacale per le avversarie di turno con 5 tiri complessivi in 450’.
I singoli
Fase difensiva dicevamo, ma giusto dare la maggior parte dei meriti ai difensori di ruolo: oltre al citato Gori, un plauso va al granitico centrale Pasini, così come ai braccetti Sorensen, Rizzo e Silvestri, senza dimenticare capitan Balestrero e Armati che hanno ricoperto in emergenza il ruolo. Oltre ai «quinti», pronti in fase di non possesso a dare man forte sulle fasce. Insomma, una difesa che sta sostenendo l’attacco, in difficoltà fisica (e quindi numerica) in questo momento. Per Diana, una coperta di Linus calda e confortevole.
Tra i pali

A proposito di Gori, il portiere del Brescia confessa che «onestamente un po’ di fatica per adattarmi a questa categoria l’ho fatta. È una questione di situazioni che sono più rallentate, come la velocità del pallone». Resta il fatto che il Brescia incassa (e subisce) molto poco: «Questo è merito di tutta la squadra. È vero che nel calcio vince chi segna di più, ma intanto se non ne prendi neanche uno sai che almeno un punto lo porti a casa...».
Il Brescia non subisce gol su azione dalla gara col Novara... «È un bel dato, cercare di mantenere questa rotta sarà importante. L’importante – dice ancora il portiere – è per ora pensare soltanto a fare più punti possibili. Questo è un campionato un po’ balordo, esattamente come me lo ricordavo: per balordo intendo dire che non sempre vince chi è realmente più forte. I conti si fanno solo e sempre alla fine, per questo è importante che pensiamo a noi stessi e al fatto che in C la cosa che conta davvero è portare a casa i risultati». E quanto conta cercare di essere profeti a casa propria? «Da un punto di vista umano è un aspetto che aggiunge orgoglio a una sfida che già di per sé è davvero molto bella».
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