Un mese di entusiasmo per riportare il Brescia al centro del villaggio

L’essere umano è fatto per adattarsi a ogni situazione e condizione. Il tifoso, se tale davvero è, anche. È solo serie C e domenica sera è stata solo Coppa Italia di serie C. Palcoscenici che dovrebbero rappresentare un’offesa per una piazza dalle potenzialità infinite. Ma questa piazza, che per lungo tempo delle proprie potenzialità s’è scordata un po’ per menefreghismo un po’ forse anche per scarsa autostima, ha da poco subito un’offesa ben peggiore, anzi letale.
Dunque, chi se ne frega se è solo serie C e domenica era solo Coppa Italia di serie C. Qui, quel che conta non è tanto il qui e ora, ma il domani e possibilmente il sempre e per sempre. Ovvero, non è tanto una stagione o una competizione, ma l’opportunità di avere, finalmente, una realtà calcistica al livello del territorio che rappresenta. Dopo le sciagure celliniane, la chiamata alle armi nostrane è andata a segno. E dunque, eccoci qui: da un mese (e due giorni) a cavallo di un entusiasmo tutto nuovo. Che ha già portato 4.000 persone (l’ultimo dato ufficiale registrato ieri sera era di 3.990 tessere, ma a questa mattina la cifra sarà già certamente arrivata almeno alla cifra tonda) a fidelizzarsi, da abbonati, alla causa dell’Union Brescia.
Reciprocità
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità e si sta compiendo quel che mancava da moltissimi anni e che nel calcio conta: la reciprocità. Il dare e l’avere. Il progetto è solido, ma per sostenersi ha bisogno di supporto incondizionato e del contributo (non solo di soci e sponsor), ma anche di pubblico e incassi. Pubblico e incassi poi, per contro, vogliono dire sentirsi in obbligo di restituire in termini di una squadra realmente competitiva e ambiziosa. Nei nomi (di categoria), nella qualità che esprime, nei valori che incarna.
Fidati di me che io mi fido di te: tutto questo sta avvenendo e tutti stanno tenendo fede alle promesse non scritte. E la squadra – una squadra è come una spugna che assorbe ciò che ha intorno – riflette ciò che ha intorno. Ed è il centro del villaggio: riconquistato in pieno, finalmente, dal calcio. E questo, per un progetto che come quello dell’Union è solo agli albori, è essenziale perché senza una squadra capace di catalizzare tutti i pensieri, sarebbe dura far fiorire tutte le più belle idee di questo mondo.
Anima
La prova generale di Coppa Italia è stata messa via come convincente. S’è vista materia interessante e il bello è che i margini di crescita sono ancora moltissimi tra una condizione che deve andare a livello e pedine mancanti. Non è stato tutto oro quel che contro la Dolomiti Bellunesi ha luccicato. Ma anche quel che ora non è stato era comunque materiale prezioso. L’anima del gruppo allenato da Aimo Diana è ufficialmente certificata. Al punto che forse è stato persino commesso un peccato di troppo cuore con una partenza a razzo lanciato non compatibile col periodo: tanto che la benzina nel primo tempo è finita dopo mezz’ora.
Propensione offensiva

L’intervallo è servito per ritrovare tranquillità, per smaltire l’emozione di un impatto climatico clamoroso col Rigamonti e per dirsi di ragionare sul campo più di testa che di pancia e quindi di gestire la gara con maggior lucidità. E così è maturato un meritatissimo passaggio del turno condito da trame intriganti, una propensione offensiva della quale non avevamo quasi più memoria in quello stadio con l’arricchimento di tanti spunti e segnali da parte dei singoli.
Gli spunti
Delle storie speciali – tra karma e riscatti personali – di Maistrello e Fogliata si è già scritto. E resterà memoria della serata anche per l’intimo significato dei loro gol. Poi però c’è stata anche la presentazione al grande pubblico dell’affinità di Di Molfetta con i colpi da biliardo, delle potenzialità di un Cisco che a gara in corso può essere micidiale e che quando sarà anche meno svolazzante diventerà un crack, della visione e del piede di Zennaro, della personalità con cui Armati – zitto zitto – s’è presentato, delle qualità di categoria superiore di Vido, della modalità trattore sempre in azione di Guglielmotti. Eccetera eccetera.
Senza esaltarsi (guai), ma senza nascondersi. Perché nascondersi non si può. Le prove generali servono per eseguire tutto come se fosse la rappresentazione vera e propria e verificare cosa funziona e cosa no (vale anche per le messe a punto del club sulla logistica) e abituarsi al fluire della rappresentazione. Che per l’Union sarà lunga 38 partite: a sensazione, difficilmente ci annoieremo. Nella speranza di non doversi acclimatare pià di tanto in serie C.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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