Brescia, da una frangia della Nord «no» a Pasini: «Meglio i dilettanti»

C’è chi dice no. Il nuovo Brescia vedrà ufficialmente la luce domani, con la presentazione a Palazzo Loggia (ore 18). Il progetto Pasini raccoglie consensi. Ha conquistato molti. Ma «non tutta la Curva Nord si riconosce» in esso. A esprimere questa posizione sono gli «ultras che non lo appoggiano», firmatari di un comunicato nel quale si dicono pronti «a sostenere qualunque iniziativa cerchi di salvare 114 anni di vissuti, anche se ciò significasse ripartire dai dilettanti. E se questo non fosse possibile – prosegue la nota – non seguiremo la nuova squadra che da Salò si trasferirà a Brescia».
Posizioni analoghe

L’altro coro di dissenso è quello della sezione San Polo Brescia, che considera la ripartenza «dai dilettanti, seguendo un progetto che punti davvero alla continuità sportiva» l’unica via «per salvare la passione di questi 114 anni». Stesso concetto espresso da Diego Piccinelli, portavoce degli Ultras Brescia 1911: «Chiediamo alla sindaca di ascoltare e poi di valutare un progetto alternativo per salvare realmente la storia del Brescia, per preservare la sua continuità ed il titolo sportivo della squadra. Questa strada si può percorrere e può essere concreta. La scelta della sindaca comunque resterà nella storia, potrebbe salvare i 114 anni di storia del Brescia o affossarla».
A tal proposito la Loggia, appena pochi giorni fa, aveva definito quella di Pasini «l’unica proposta ufficiale, concreta, strutturata e dotata della solidità economico organizzativa necessaria per affrontare un percorso credibile». Escludendo di fatto qualsiasi alternativa.
Il leader della Nord
Intanto Enzo Ghidesi, annunciando «un altro possibile Daspo che pende sul mio capo», fa un appello all’unità: «Dovremmo sederci a un tavolo – non è mai troppo tardi per farlo – per il bene di chi crede nell’amicizia vera e non presunta, e per il bene del popolo biancoblù, che merita di vivere una curva serena, unita, e magari pure una storia che da qui in avanti possa dar loro gioia e felicità dopo gli ultimi cinque anni celliniani, devastanti sotto questo aspetto. Sarei pronto – spiega il leader della Nord – a mettermi da parte con molta umiltà se il problema di tutta questa divisione dovessi essere io».
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