Calcio

Lucescu: «La Russia è dolore, non tornerò mai più a lavorare lì»

L’ex allenatore del Brescia si è dimesso a inizio novembre dalla Dinamo Kiev. «ho visto con i miei occhi tutti gli orrori della guerra»
Mircea Lucescu - Foto Ansa/Epa/Sergey Dolzhenko © www.giornaledibrescia.it
Mircea Lucescu - Foto Ansa/Epa/Sergey Dolzhenko © www.giornaledibrescia.it
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«Voglio dire ancora una volta che non tornerò mai più a lavorare in Russia (ha allenato lo Zenit nella stagione 2016-'17 ndr). Dopo ciò che ho visto con i miei occhi in Ucraina, questo è fuori discussione. La Russia è terrorismo, morte e dolore. Questo paese mi ha tolto la seconda casa, Donetsk, e voleva portarmi via la terza, Kiev. Ricordatemi come un uomo che ama l'Ucraina». È un uomo coraggioso l’ex allenatore del Brescia, Mircea Lucescu e, intervistato dal quotidiano sportivo russo «Sport-Express», non le manda certo a dire. «Ho lavorato qui a Kiev con la Dinamo - continua il tecnico dimessosi all'inizio del mese dalla guisa della squadra della capitale ucraina - e ho visto con i miei occhi tutti gli orrori della guerra che la Russia ha portato. Non ho lasciato la squadra, ho allenato i giocatori sotto allarme aereo e ho aiutato a evacuare le loro famiglie».

«Ho vissuto tutto questo in prima persona, quindi cosa possiamo dire su un ritorno in Russia? - dice ancora l'ex tecnico dell'Inter - Il mio sogno principale ora è la pace e la tranquillità in Ucraina. È la sicurezza per ucraini, stadi pieni e prosperità per questo meraviglioso paese». Ma, no alla Russia a parte, Lucescu si ritira dal mondo del calcio? «Ho lavorato tre anni alla Dinamo e quindici in Ucraina, e ho detto basta. Adesso sono a casa, a Bucarest - la risposta dell'allenatore romeno -. La mia carriera è finita? È una bugia. Me ne sono solo andato dalla Dinamo Kiev ma non lascio il calcio professionistico. Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato: è stato estremamente difficile giocare a calcio senza tifosi, sostegno finanziario, e senza sponsor e pubblicità. Giocare solo con i giovane dell'accademia». «In ogni caso - conclude -, ho cercato di mantenere il calcio nella mia vita. Questa è la cosa più importante anche in una situazione così difficile».

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