Il ministro Abodi: «Felice che il Brescia possa ripartire da Pasini»

Intercettato dai microfoni di Teletutto a margine della Mille Miglia, il ministro dello Sport Andrea Abodi ha commentato il caso Brescia, tra mancata iscrizione e le prospettive di rinascita sotto l’egida di una cordata di imprenditori bresciani: «Quando finisce un’esperienza è sempre doloroso. Il calcio, però, offre fortunatamente l’opportunità di ricominciare: si è chiusa una parentesi, ma se ne riapre un’altra. I miei ricordi vanno soprattutto al Brescia di Gino Corioni. Esprimo vicinanza ai tifosi e alla città».
La ripartenza passerebbe da Giuseppe Pasini.
«Persona stimata e di grandissimo valore, sono felice sia lui a prendersi questa responsabilità. L’economia bresciana è solida e autorevole, nei momenti del bisogno è giusto che un bene collettivo come il Brescia Calcio ricominci dai suoi imprenditori».
Quindi benedice il nuovo Brescia di Pasini?
«Voglio bene al calcio in generale, capisco la passione della gente, e posso comprendere anche sofferenza dei tifosi in questo momento. Ma come ho detto, c’è sempre la possibilità di ripartire: è il bello del calcio».
Le parole di Bonomi

Anche Aldo Bonomi, presidente di Aci Brescia, si è espresso sul tema: «Io sono fiducioso del fatto che attraverso l’aiuto di Pasini e la capacità sua e di altri imprenditori si possa ripartire».
Ci sono anche i Bonomi, volendo...
«Il vero tifoso è mio fratello Carlo e vedremo in futuro. Dico solo che io sono convinto che Brescia trovi nel prossimo futuro una forza per la rinascita».
Quel modello Lumezzane dei tempi d’oro, dei suoi anni, secondo lei è portabile anche a Brescia?
«Gli interessi molto diversi e la visibilità è diversa. Lumezzane è un paese dove tutti noi siamo veramente stati partecipi di un qualcosa, ma perché facciamo una comunità un po’ a parte. È difficile replicare questo. Abbiamo un modo di fare un po’ particolare, siamo molto chiusi da un certo punto di vista anche se siamo aperti per il resto. Credo che si possa fare qualcosa di simile, non uguale, perché gli interessi sono diversi».
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