Dal Cittadella al Cittadella: per il Brescia c'è sempre la svolta

Come l'Ottobre Rosso del 1917, il febbraio baincoblù del 2021. Con le debite proporzioni, sono mesi che segnano il tempo di due rivoluzioni. Quella che riguarda il Brescia ha una data d'origine precisa. Sabato 6 febbraio, ore 14, stadio Rigamonti. Le rondinelle affrontano il Cittadella, che sarà avversario questa domenica, alle 14. Finisce 3-3. In settimana è comparso in città «dal nulla» Pep Clotet, nuovo allenatore dopo Delneri, Lopez e Dionigi (sostituisce proprio quest'ultimo). Nessuno sa veramente chi sia, a parte Cellino.Lo scetticismo è palpabile. Il catalano segue la partita dalla tribuna, accanto al presidente. In panchina c'è Gastaldello. Anche se nessuno se lo immagina, è la gara della svolta. Un punto dopo cento minuti esatti, recupero compreso, di battaglia nel freddo di Mompiano.
Se non sono tre è anche a causa di una clamorosa svista dell'arbitro Dionisi dell'Aquila, ma ci arriviamo. Al termine di quella ventunesima giornata di campionato il Brescia ha un punto di vantaggio sulla zona play out. Nove le lunghezze dall'area play off. Per una squadra appena retrocessa dalla A, si tratta di una situazione pessima su tutta la linea. Ma da lì in poi, tutto cambia. Il pareggio in casa contro il Cittadella apre una stagione di risultati positivi a raffica. Compreso quel match, il cammino fino alla fine della regular season parla di dieci vittorie, cinque pareggi e tre sole sconfitte. La media punti a gara è di 1.94. Vale una rimonta con pochi precedenti nella storia biancoblù - soprattutto se si considerano le premesse - fino al settimo posto, che significa play off. Il sogno si ferma al primo turno, proprio col Cittadella, stavolta al Tombolato.
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Come si diceva, quel sabato la squadra di Venturato riceve un generoso omaggio dal direttore di gara. A 11 minuti dal termine i veneti sono sotto per 3-1. Ghiringhelli tocca di testa per Frare, che mette in rete da posizione clamorosamente irregolare. In cadetteria, il Var sarebbe stato introdotto solo dai play off di quella stagione. L'assistente sotto la Tribuna del Rigamonti segnala l'off-side. Dionisi la pensa diversamente. Per lui è gol. Cinque minuti dopo gli ospiti fanno 3-3 (Baldini di ginocchio). Altri due giri di lancetta e il fischietto abruzzese espelle Papetti.
Se quella del 6 febbraio scorso fu una gara «rivoluzionaria», la partita di domenica, sempre contro il Cittadella, può diventare una nuova partita della svolta. Sebbene in grado di inanellare quattro vittorie consecutive in trasferta, il Brescia è in preda alla «sindrome del Rigamonti», luogo in cui non vince dal 6 novembre (1-0 al Pordenone) e in cui ha perso - con Pisa e Monza - gli ultimi due scontri diretti. Un successo sui veneti avrebbe l'effetto di una bella cucchiaiata di sciroppo per una Leonessa soffocata dalla tosse sull'erba di Mompiano. E darebbe corpo e sostanza alla rincorsa alla vetta della classifica, fin qui conquistata, persa, riconquistata, ripersa.Tra la seconda metà della passata stagione e la prima di quella in corso, esiste però un filo conduttore. Il leitmotiv sta in quel numero magico: 1.94 sono anche i punti di media a giornata del Brescia di Inzaghi, 33 in 17 partite di campionato. Frutto di dieci vittorie, tre pareggi e quattro sconfitte. Pep e Pippo hanno saputo viaggiare alla stessa velocità. Per il catalano s'era trattato di ritmo da gran rimonta. Per il piacentino è un'andatura - al momento - da promozione diretta.
Ma qualcosa deve cambiare - almeno osservando il cammino del pazzo Brescia osservato in queste ultime settimane - specie nella capacità (fondamentale) di saper speculare sul fattore campo. Abilità che evita di dover dipendere da costanti imprese in trasferta per mantenere la rotta. Un 6 febbraio il 19 dicembre, quindi, ma con tre punti al posto di uno e - possibilmente - senza errori arbitrali. Ironia della sorte, dirigerà l'incontro Paterna di Teramo. Abruzzese come quel Dionisi che ci mise del proprio per rovinare quel sabato.
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