Com’è triste il finale col Venezia: Brescia infilato in ripartenza per un pari da fischi

Nome: Brescia. Professione: rivitalizzatore di chi vive momenti di difficoltà. E dell’alta specializzazione delle rondinelle in materia, dopo Cittadella e Cagliari ha beneficiato anche il Venezia. La casa resta inviolata, ma ieri non sono comunque state mura felici: tanto che i pochi del «Rigamonti» hanno ritenuto di fischiare all’unisono il secondo 1-1 consecutivo, nonché seconda rimonta consecutiva subita, a Mompiano. Per certi versi ieri è sembrato il remake della partita contro il Cittadella, ma un remake ancor più brutto dell’originale perché è piuttosto inconcepibile il modo in cui i Clotet’s hanno subito il ritorno del Venezia. Capace di pareggiare a tre minuti dalla fine in ripartenza con un Brescia che in quel momento aveva in campo ben quattro mediani: Bisoli, Labojko, Bertagnoli e Viviani.
E nel frattempo la squadra s’era anche ulteriormente coperta con l’ingresso al posto di Huard del più difensivo Mangraviti. Ma la dinamica della rete di Crnigoj che ha gelato anche i seggiolini dello stadio presenta l’ulteriore aggravante della catena di errori che l’hanno contraddistinta: Moreo (stremato) al limite dell’ area del Venezia sbaglia un passaggio per Bertagnoli dando il via alla ripartenza degli ospiti con i 60 metri corsi da Crnigoj sul quale Viviani in campo da 15’ - quindi senza nemmeno la giustificazione della stanchezza - pensa bene di non intervenire con un fallo tattico rimanendo imbambolato mentre in ultimo Adorni si fa puntare e quindi infilare.

Tutto troppo brutto
E come fosse una matrioska, nella dinamica e relativa catena di errori del gol «di sistema» preso, è contenuto il riassunto di tutto ciò che non è andato nel Brescia che era in controllo e che s’è lasciato scappar via senza quasi accorgersene una vittoria che avrebbe probabilmente consentito di togliere un tappo. E alla fine si deve pure essere contenti così visto che in extremis Lezzerini si è prodotto in un miracolo togliendo dalla testa di Novakovich la palla del potenziale ribaltone... Abbiamo descritto un Moreo stremato al pari di altri (Bisoli, Jallow...) arrivati al finale di partita con la lingua di fuori mentre prima avevano pagato dazio sulla stanchezza Ndoj, Ayé e Huard, tra benzina finita e crampi: una situazione di difficoltà fisica generale e generalizzata (su qualcuno ha pesato Spezia), che ha inciso e che è andata a intrecciarsi con scelte in corsa da parte di Clotet apparse poco felici e snaturanti.
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Dinamiche
Tra queste, quella di inserire (al 27’ st) un Viviani non in condizione per un Van de Looi che mostrava sì alcuni segni di calo, ma che pareva avere in mano il centrocampo. Ma già 6’ prima aveva destato perplessità la decisione di un cambio conservativo: fuori lo stravolto Ayé per Bertagnoli con contestuale passaggio dal 4-3-3 (o 4-3-2-1) al 4-2-3-1 poi 4-4-1-1 col centrocampista veneto nei panni di improbabile trequartista. Male l’approccio di «Berta», ma male anche quello di tutti gli altri subentrati a parte Galazzi che a inizio ripresa aveva rilevato Olzer in una sorta di staffetta. Ancora una volta, gira e rigira, è finita male, insomma, non per meriti altrui bensì per i soliti demeriti propri. E la cosa bella è una classifica che resta quasi congelata con il sesto posto e il «solito» +8 sui play out. Quasi incredibile dato lo score di due punti fatti in quattro partite.
Se valesse solo il conto (ma non è così) delle occasioni costruite per decidere la veridicità o meno di un risultato, allora il pari è cosa giusta. Il Venezia pimpante sulle fasce aveva infatti approcciato piuttosto bene impegnando Lezzerini con Zampano e mettendo i brividi al portiere con un diagonale fuori di poco e un colpo di testa di Pohjanpalo.
Senza contare la traversa colpita dallo stesso a inizio ripresa. Ma in mezzo, alla mezz’ora di un primo tempo fattosi tattico e fisico dopo la «sfuriata» lagunare iniziale, c’era stata la stoccata di un Brescia capace di sbloccarla con un bel destro di Ndoj nell’area piccola su ispirazione di Van de Looi trasformata in assist, anche grazie a un rimpallo fortunato di Ayé. Un colpo vincente buono per dare vigore e fiducia alla manovra, a tratti buona, della banda con la «V» da lì sempre in sereno controllo contro un Venezia incapace di cambiare passo e all’apparenza non in grado di imbastire una reazione convincente.
Vale per il finale di primo tempo così come, già citata traversa (e mettiamoci anche un colpo di testa di Pohjanpalo) a parte, per la ripresa in cui il Brescia ha il colpo del ko sul piede di Moreo che su splendida palla di Galazzi colpisce altrettanto splendidamente verso Joronen: che si supera d’istinto. Può bastare anche così, ma non basta così perché dalle potenziali stelle alle stalle e i cambi, a conti fatti peggiorativi, finiscono per far abbassare il baricentro. Fino al patatrac finale. E ai fischi finali. E sabato c’è la trasferta in casa del Genoa da primato...
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