Brescia-Venezia, storia di destini incrociati tra Lezzerini e Joronen

Dal vaporetto all’auto e viceversa. Anche se nei suoi trascorsi bresciani, era il taxi (o qualche «strappo» dai compagni) il suo mezzo di trasporto mentre per il compagno di reparto, il ritorno sulla terraferma ha certificato anche quello tra i pali dopo un lungo stop. Jesse Joronen e Luca Lezzerini si ritroveranno domani di fronte nelle porte... sbagliate. Anzi, opposte. Perchè nel calcio, come nella vita, gli incroci del destino invertono spesso le posizioni e i punti d’osservazione.

Tre stagioni, una in serie A e due in B, per il costosissimo (5 milioni di euro) portierone finlandese che ha vestito ben 109 volte la maglia del Brescia in tre campionati vissuti da protagonista. Il suo vocione, nitido e forte anche dall’esterno del centro sportivo di Torbole, quando richiamava all’«ordine» la squadra, è restato nei timpani delle rondinelle che hanno condiviso con il biondo 29enne queste annate.
Qualità
Molto forte tra i pali e nell’uno contro uno grazie anche a quella preparazione da hockeista per andare a tu per tu con l’avversario, ha però mostrato, nonostante il fisico imponente, più di un limite nelle uscite, così come nelle giocate d’impostazione con i piedi che molti tecnici fanno partire proprio dall’estremo difensore. L’entusiasmo di Joronen però è andato in calando negli anni della cadetteria: con un triennale in tasca firmato nella massima serie, ha patito non poco la retrocessione e, soprattutto, nel secondo anno di B, il gravissimo lutto con la perdita del padre. L’anno scorso la sua insofferenza parve portare all’addio, tanto che la società acquistò lo svedese Oscar Linner (diventato poi una meteora) e riprese Lorenzo Andrenacci, salvo poi confermare la presenza tra di Jesse tra i pali. Fino alla cessione estiva al Venezia.
La strada
Sulla corsia dell’A4 ha viaggiato invece Lezzerini. Il 27enne romano ha lasciato i lagunari dopo 4 stagioni, seppur le presenze complessive, 70, con gli arancioneroverdi non siano state eccelse per vari contrattempi. Tre anni di B ed uno, lo scorso, di A con però il cattivo ricordo di un grave infortunio che già a febbraio l’ha tolto definitivamente dal campo, ritrovato solo a Brescia a ridosso dell’inizio della stagione.
Decisamente più deciso e, a volte, spregiudicato (Cistana docet) nelle uscite rispetto a Joronen, ha fin qui mostrato buona reattività tra i pali ma anche qualche colpo a vuoto. E piedi sui livelli (vedi Bari) di quelli del collega nordico. La partenza col rigore parato alla prima giornata contro il Südtirol, che ha coinciso col suo ritorno dall’ultimo grave crack, gli ha dato fiducia; qualche palla di troppo raccolta nel sacco nelle ultime uscite, un po’ di down. Da superare al più presto. Magari, già da domani.
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