Brescia, storia di un blitz che fa tutti più forti e consapevoli

Tutte le partite sono importanti e valgono tre punti, ma ogni partita è importante (e di conseguenza può valere più di quei tre punti) a modo suo. Ci sono momenti e momenti, ci sono gare e gare. Alcune vedono la luce su un crinale: volgendo lo sguardo da una parte si può scorgere un paesaggio lussureggiante, dall’altra una landa desolata; e «cadere» di qua o di là, fa una bella differenza. Idealmente, su quel crinale il Brescia si è trovato in Sudtirolo da dove è tornato con negli occhi l’immagine delle montagne verdi. Di nuovo verdi. O addirittura più verdi.
Non è questione di deprimersi troppo o esaltarsi troppo viaggiando costantemente sulle montagne russe, ma è questione di circostanze e il Brescia nel giro di pochi giorni si è ritrovato dalle stelle alla soglia delle stalle destando perplessità: nate non perché non ci fosse fiducia nella bontà di un percorso che nasce da lontano, ma semmai perché proprio fiancheggiando il Brescia nel percorso, chi il Brescia lo ama, nella squadra e nell’allenatore ha imparato ad avere una fiducia cieca. Nella certezza che anche nella sconfitta o in un risultato così così, c’era sempre un’anima in cui riconoscersi. E così l’uscita di Reggio Emilia è stata spiazzante. E ha portato alla luce qualche piccola criticità interna. Cose non dette, dettagli striscianti. Questioni interne. Qualche non detto.
Situazioni che sarebbero potute deflagrare se non fosse arrivata la grande risposta di Bolzano. Oppure: che non sono deflagrate e non si sono trascinate proprio perché è successo che nei giorni precedenti, tutti hanno «approfittato» della loro situazione per riflettere e rimuovere quei sassolini andando tutti a depositarli nello stesso mucchietto e dalla stessa parte. Insomma: nessuno, in primis il re della frenesia Massimo Cellino, si è fatto prendere la mano dall’ansia (questa è sempre un notizia) o, dall’altra parte, si è messo sulle barricate. Nel mezzo, una squadra che ha compreso che era già l’ora, nel dubbio, di tirar fuori il meglio pur in condizioni di emergenza, e di mandare il proprio segnale. È stato un «armiamoci e partiamo»: da parte di tutte le componenti. Ed è stata questa la prima grande vittoria, la prima prova superata: l’interno ha viaggiato compatto, tutti impegnati nelle loro riflessioni.
Il punto
Avevamo scritto alla vigilia della trasferta altoatesina: tempi duri fanno uomini duri. Il Brescia li ha. E ha un allenatore che sulle spalle ha portato benissimo il peso delle prime pressioni, di un inatteso momento no da gestire: Maran è stato benissimo a schermarsi e a restituire alla squadra l’immagine di un condottiero per niente isterico, ma che sa il fatto suo. E che già che c’era ne ha approfittato per acquisire ancor più (e ce ne vuole) autorevolezza nei confronti di un gruppo che lo segue a occhi chiusi. Il tecnico è uscito dall’impasse, che lo aveva coinvolto anche nella gestione della gara di Reggio, con scelte nette e non banali. Su tutte: l’esclusione di Cistana, vice capitano e pezzo da novanta, non solo dall’inizio, ma da tutta la partita e nei caldi, rischiosi, minuti finali col Südtirol, Maran ha addirittura scelto di far debuttare Calvani giocandosi molto perché se l’avversaria avesse pareggiato, chissà... Quella di Cistana è stata una scelta tecnica che ha contenuto un messaggio importante: nessuno è davvero intoccabile. È stata l’occasione per far sentire tutti ancora più coinvolti di sempre.

Maran ha avuto le risposte che cercava ritrovando i suoi e anche protagonisti inattesi (vedi Juric) o che avevano dato da pensare (vedi Besaggio) o che hanno confermato di essere diventati davvero più affidabili (vedi Papetti). In ogni stagione ci sono partite che possono segnare, in un modo o nell’altro, determinati passaggi. Ebbene, quella di Bolzano può aver sancito un ulteriore step di crescita trovando nuova consapevolezza dentro il vecchio bagaglio. Il gruppo può essere diventato più forte e più saldo di quanto già non fosse, l’allenatore può essere diventato più forte e sicuro di quanto già non fosse. E poi, c’è che il Brescia ha forse capito che c’è un modo di combattere con le squadre che giocano in un certo modo. E questo modo è mettersi sul loro terreno senza paura, senza vergogna: rinunciare un po’ a sé per scoprire qualcosa più di sé e magari qualche risorsa in più. Ci sono momenti e momenti: questo, strada facendo, potrebbe tornarci alla mente.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
