Calcio

Brescia, mediazioni in corso per la panchina di Clotet

Il presidente Massimo Cellino dice che non c'è «nessun ultimatum». Determinante sarà la trasferta di Pisa
Massimo Cellino, il presidente e Pep Clotet, l'allenatore - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
Massimo Cellino, il presidente e Pep Clotet, l'allenatore - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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Si va alla ricerca di un’unità d’intenti. Di una specie di «compromesso» che possa significare una chance vera, concreta e convinta - e non figlia dell’inerzia - di andare avanti con Pep Clotet.Il primo sforzo, per quel che può voler dire, è arrivato ieri sera sui canali social del Brescia: «Pep Clotet ha la mia totale fiducia e non c’è nessun countdown o ultimatum in vista della partita di Pisa». Firmato Massimo Cellino.

Modo di dirlo a parte, Pisa resta comunque uno snodo: lo suggerisce il trend involutivo della squadra. Tuttavia, sono in corso le manovre di mediazione per provare a far riavvicinare in maniera significativa Massimo Cellino e Pep Clotet: regista è il diesse Giorgio Perinetti. Il lavoro è duro. Il filo che tiene il tecnico catalano legato alla panchina del Brescia è comunque sottile. La possibilità di ricondurre tutto dentro binari di pseudo normalità corre sulla linea telefonica del dirigente che è all’opera non come «atto dovuto», ma perché convinto di sbloccare lo stallo del rapporto presidente-allenatore, ridando slancio a un ambiente - tanto per cambiare - avvolto nella stanchezza. Cellino e Clotet non hanno litigato, ma nei fatti - per semplificare - sono reciprocamente freddi. Ma non è il «capriccio» di momento: siamo arrivati a questo punto una goccia dopo l’altra.

Serve la diplomazia del diesse Perinetti - Foto Pagliaricci © www.giornaledibrescia.it
Serve la diplomazia del diesse Perinetti - Foto Pagliaricci © www.giornaledibrescia.it

La prima certezza è che dopo il faccia a faccia pre notturno di lunedì Cellino e Clotet non hanno più avuto alcun tipo di contatto. La seconda certezza è che quella «sintonia con Cellino» evocata nel dopo gara col Parma è un ricordo. E le recriminazioni sono reciproche. Cellino imputa a Clotet la perdita delle proprie idee e di essersi in questo senso troppo «italianizzato» oltre che di insistere su soluzioni tattiche a suo modo di vedere inadatte. Così come, sempre Cellino, ritiene attualmente inadatto alla causa Viviani che oltretutto è stato voluto dal tecnico. Nel mirino anche la gestione degli infortuni. Dall’altra parte Clotet, che tra le altre cose non accetta la messa in discussione di Viviani, lamenta pressioni e a suo modo di vedere troppa aspettativa. E il suo continuo rimarcare che l’obiettivo è la salvezza oltre a frasi come «non siamo pronti per certi livelli» insieme alle costanti sottolineature delle qualità degli avversari di turno, vanno letti probabilmente nell’ottica di mandare messaggi a nuora perché suocera intenda. 

Rimostranze

Il concetto è che se Clotet, a torto o ragione fiaccato anche nello spirito (e la cui negatività - che parte sempre comunque dall’alto - si riverbera inevitabilmente sulla squadra) è ancora al suo posto, comunicati a parte, è perché manca un’alternativa reale e perché Cellino ha mille remore legate alla delicata situazione gestionale. Ma resta che Clotet è ancora in pista e ha una carta da giocarsi: una prova convincente, che darebbe anche il segnale che la squadra è con l’allenatore, potrebbe davvero rappresentare una svolta. Che comunque serve senza se e senza ma e se la svolta dovesse arrivare tenendo duro e la crisi dovesse «autoassorbirsi», tanto di guadagnato. Ma è chiaro che ultimatum o meno, la gara di sabato è spartiacque: questo non cambia. Lo sforzo di Perinetti è ora quello di riuscire a mettere di fronte Cellino e Clotet: guardarsi negli occhi è necessario per capire se dietro la facciata c’è ancora una stanza da abitare insieme.

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