Brescia, col Como solo un 10: la rimonta non basta per la vetta

È nato prima l’uovo o la gallina? A interrogarsi sul pareggio che il Brescia ha portato via da Como, si rischia di rimanere intrappolati in un dibattito quasi filosofico in cui una riflessione ne chiama un’altra di segno uguale o contrario. Si rischia di non uscirne. Tanto vale prendere i fatti e analizzarli in modo nudo e crudo e poi metterci sopra le personalissime sensazioni.
I fatti, sono quelli che ci raccontano di un Brescia che ha mancato l’operazione «mini strappetto» al campionato e che lo ha fatto su un campo al solito ostico, ma alla portata. I fatti conseguenti, raccontano poi che la squadra di Inzaghi non è più in cima alla classifica, che adesso sopra a tutti c’è la Cremonese e che questa sera potrebbero esserci pure Lecce e Pisa.
Situazione
Ulteriori fatti, indicano che tuttavia l’ennesimo 1-1 in rimonta (come con Ternana, Cittadella e Alessandria, mentre in rimonta fu anche il 2-2 col Frosinone) vale il decimo risultato utile consecutivo (6 pareggi, 4 vittorie). Che in un campionato che si gioca punto a punto e nel contesto di un tour de force che ha segnato il quinto impegno in 22 giorni, è una striscia di valore assoluto. Questo il quadro d’insieme.
Poi c’è il quadro dei fatti particolari, inerenti alla partita del «Sinigaglia». E tra il centrare l’altro 10, quello delle vittorie esterne stagionali e l’essere qui invece a ragionare sulla bontà di un punto, ci passa anche una «spintarella» di Cistana a Vignali a una decina di minuti dalla fine: quella spintarella indurrà l’irritante (a prescindere dall’episodio) Irrati a non convalidare l’autorete del difensore del Como che sarebbe valso l’1-2 per il Brescia. Esistendo il Var, perché non dare il gol e poi al limite appellarsi alla tecnologia? Misteri grossi e proteste vibranti.
Ma prima della spintarella (diciamo che il gesto c’è, ma soprattutto c’è Vignali che non fa niente per restare in piedi), c’è stata tutta una partita che come da quasi prassi, per la squadra di Inzaghi è stata dai due volti. Classico «vedo non vedo» nel primo tempo con inspiegabili timori nei confronti dell’avversario e un dominio nella ripresa con il torto di aver creato troppo pochi veri pericoli. A fare da spartiacque, Rodrigo Palacio il cui ingresso in campo a inizio ripresa ha dettato quasi a occhi chiusi al Brescia la strada per il pareggio centrato da Ayé, in campo da 5’, al 26’ della ripresa in tap in favorito da un miracolo di Facchin su Moreo su cross dello stesso «Don Rodrigo» attorno al quale la squadra si è compattata sciogliendo quella strana paura nell’atteggiamento prudenziale scelto che l’aveva fatta da padrone nella prima frazione. Peraltro subito rovinata dal gol preso all’11’ a firma di Cerri perso in marcatura aerea da Moreo e lasciato libero di esibire il suo miglior repertorio in area.
Il punto
Il Brescia insomma s’è immediatamente perso nei fondamentali concedendo al Como di metterla sui suoi binari del contropiede e faticando a trovare le contromisure su un Cerri in grado di fare il bello e il cattivo tempo, soffrendo con un centrocampo troppo «ibrido», patendo le fasce e per contro non trovando sbocchi in avanti tra un Tramoni sempre raddoppiatto, uno Jagiello (schierato con il folletto corso dietro a Moreo) privo di spazi e un Léris più libero, ma poco sciolto negli ultimi metri. Una faticaccia assurda condita però nel finale di frazione, in crescendo, da una grossa opportunità per Léris che però non inquadra lo specchio dall’altezza del dischetto del rigore e da un colpo di testa non di molto fuori di Moreo.Ripresa, come detto, con musica, atteggiamento e qualità (tantissimi gli errori tecnici nei primi 45’) ben diversi in una partita pienissima di nervosisimo oltre che di duelli fisici senza complimenti. Il Brescia monta come la panna che assapora con Ayé e il passaggio a un funzionale 3-4-1-2. La squadra di Inzaghi - stavolta il primo nel dopo gara ad aver esternato rammarico - è padrona, sprigiona tutta la propria forza. E mentre il Como va sempre più in difficoltà iniziando a buttare via palloni su palloni (oppure iniziando proprio a buttarsi a terra praticano impunito ostruzionismo), ha il torto di inquadrare mai o poco la porta a eccezione del gol del pari. Nel finale, episodio contestato a parte mentre prima non era stato convalidato un gol a La Gumina per netto fuorigioco, l’ultimo a provarci, è Palacio. Che dire? Siamo pienamente contenti a metà. Comunque, contenti. E martedì si torna in campo.
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
