Calcio

Brescia, al 90’ prende l’Alessandria ma rabbia per il rigore

I piemontesi erano andati avanti con Corazza: al 95’ fallo di mano in area di Ba, ma arbitro e Var dicono no
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BRESCIA: AMARO PAREGGIO
AA

Ba. Come un cognome di persona, nello specifico centrocampista dell’Alessandria. Ma anche come l’espressione che si utilizza per rappresentare incredulità e rammarico insieme. Tutte sensazioni destate da un Brescia-Alessandria che non si sa da che parte prendere: se da una testa con la solita squadra «contorta» nella sua versione casalinga, o da una coda che con i giri del motore finalmente alzati insieme ad intensità e qualità, ha riservato tanto dolce quanto veleno. E una colossale arrabbiatura.

Le polemiche

Ba: come il giocatore che al 95’ e qualche secondo (a tempo scaduto, ma con una aggiunta per recuperare il tempo perso con un’ammonizione) intercetta in piena area un pallone con un braccio volante in attimi che sono di pathos perché il Brescia con l’Alessandria il pari l’aveva acciuffato di gran fatica solo 5’ prima con un destro di Moreo al 90’ preciso. Il sogno di rovesciare in maniera incredibile un’altra partita maledetta nello stadio di casa, era lì. A portata di rigore. Che l’arbitro, da ottima posizione non concede. Tuttavia Paterna si appella al Var, da dove il signor Di Martino gli dà ragione ravvisando sì il tocco di mano, ma ritenuto figlio di un precedente tocco col corpo: che sezionando le immagini potrebbe pure esserci, ma sta di fatto che anche solo per immaginare di vederlo serve quasi il luminol dei Ris.

E allora viene da sentenziare che si tratti più che altro di mancato coraggio nel concederlo. Insieme al pronunciamento del Var arriva il fischio finale: è un tutti contro tutti unico ed è un «vergogna vergogna» in sequenza quello che esce dalla bocca di Massimo Cellino. E già in precedenza, intorno al 20’ della ripresa c’era già stato di che dubitare per un intervento-trattenuta di Lunetta su Ayé. Male, molto male Paterna e i suoi. Ma dato (o tolto) ad arbitro e «varista» il loro, il pareggio in rimonta contro l’Alessandria non può vivere e non può essere spiegato solo con quell’ultimo episodio.

Non solo episodi

Certo, il calcio è fatto anche di episodi e quello avrebbe potuto riproiettare in vetta le rondinelle che ora, pur restando a -1 dalla promozione diretta sono invece scalate in quarta posizione. E ancora, certo, quell’episodio avrebbe potuto regalare una vittoria incredibile e spazzare via fantasmi e appesantimento mentale. Ma è altrettanto certo che, appunto, alla fin fine con il modesto Alessandria è maturato solo un pareggio (il terzo consecutivo, saldo di -6 sulle prime tre di andata) in rimonta oltretutto in extremis: la maledizione del Rigamonti prosegue indisturbata e in questo c’è anche molta parte di demerito del Brescia. E di un primo tempo senza bussola: spiazzante.

Come a dire, guardando quei 45’, che in termini di ricadute, la burrasca della scorsa settimana non ha portato né benefici, né effetti negativi: semplicemente c’è stato il solito Brescia di casa. Proposto in una brutta versione di 4-3-1-2 (ma vale la pena insistere con un modulo che nessuno pare sentire suo?) in cui l’accoppiata Ayé-Bajic appare malissimo assortita e sempre facile preda dei tre centraloni piemontesi; Van de Looi manca clamorosamente all’appello, Jagiello è un pesce fuor d’acqua, Sabelli e Pajac sono ombre e...potremmo continuare così. Ne esce un Brescia capace di produrre solo uno sterile, per giunta sottoritmo, giropalla e zero tiri in porta. Per contro, c’è pure di che soffrire in 6’ dai brividi tra il 30’ e il 36’ fra una deviazione in corner di Joronen su Kolaj innescato da svarione di Cistana, una traversa dello stesso e un paio di colpi di testa (in verità non troppo pretenziosi) di Mustacchio e Lunetta. Lo sconcerto è massimo, ma il Rigamonti stavolta si trattiene e «spinge» speranzoso.

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Dopo i cambi

Nell’intervallo Inzaghi - scontentissimo pure lui - decide la svolta e la azzecca: fuori Van de Looi e Bajic, dentro Bertagnoli e Moreo. Due volti. E si entra come in un altro film: non un capolavoro, ma avvincente. Il baricentro si alza, Moreo fa quasi reparto da solo e iniziano ad aprirsi spazi: non in maniera lineare e organica, ma il Brescia c’è e inizia a scaldare. Solo che nel suo miglior momento viene punito dal gol ospite. Pajac si perde Mattiello che serve Milanese: miracolo di Joronen, ma sulla respinta c’è il tap in di Corazza. Come un pugno in faccia e per un pelo Marconi non fa il bis: ancora Joronen. In campo c’è già Palacio per Jagiello, entra anche Tramoni per Pajac e si passa al 3-4-1-2. Piovono angoli su angoli, poi piove pure il pareggio: Tramoni in dribbling arriva a servire Bianchi (per lui 10’ di livello) che fa da sponda per il destro dal limite di Moreo.

Curioso: in una gara di lanci lunghi, il risultato si decide con un’azione palla a terra. Via di extratime, vai di cuore e chiudi di polemiche. Via anche di rimpianti: perché non si può giocare di più come nel secondo tempo? E perché, Paterna...Perché? Ba... È andata: meglio prendere quel che è venuto perché nulla era scontato. Avanti piano, ma avanti: con la testa al mercoledì di Crotone.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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