Manca il reagente al Civile, test sierologici a rilento

A pochi giorni dall'avvio della campagna, sono bloccati gli accertamenti in programma per gli operatori sanitari dell'Asst Franciacorta
Test sierologici - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Test sierologici - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Test sierologici bloccati perché manca il reagente. Accade a Brescia, dove il personale sanitario dell’Asst Franciacorta, cui fanno riferimento gli ospedali di Chiari, Rovato, Iseo, Palazzolo e Orzinuovi, oltre alla rete di assistenza territoriale, si è visto sospendere gli esami programmati perché il laboratorio di virologia dell’Ospedale Civile di Brescia non ha a disposizione il materiale necessario all’analisi del sangue prelevato.

La campagna era iniziata il 24 aprile, ma pochi giorni dopo era già tutto fermo. «Con la presente si segnala che da comunicazione telefonica del referente per la diagnostica sierologica Covid-19 del Laboratorio di Virologia degli Spedali Civili di BS si rende necessaria la immediata temporanea sospensione dei prelievi, anche programmati, per ricerca degli anticorpi IgG anti-COVID19 fino a nuova comunicazione, per carenza di reagenti», si legge in una mail interna del 28 aprile

«È ancora tutto bloccato», conferma il direttore generale dell’Asst Franciacorta, Mauro Borelli. Per quanto riguarda invece gli operatori dell'Asst Spedali Civili di Brescia, «le analisi sierolgiche hanno subito un rallentamento, ma mai una sospensione», fa sapere l’azienda. «In giornata è previsto l'arrivo di nuovi reagenti e dunque la ripresa dei test con i tempi e i ritmi già definiti nelle scorse settimane».

I test sono stati avviati da Regione Lombardia utilizzando i kit dell’azienda Diasorin, scelta con affidamento diretto dopo avere sviluppato il progetto diagnostico con il Policlinico di Pavia (che realizzerebbe un guadagno dell'1% sui test venduti). Sull'affidamento è peraltro pendente un ricorso al Tar da parte di una società concorrente, la Technogenetics. Nel respingere la sospensiva chiesta dall'azienda, il tribunale amministrativo ha comunque riconosciuto che «l’accordo quadro stipulato tra la Fondazione e Diasorin non sembra esaurirsi in un puro accordo di collaborazione scientifica, ma presentare contenuti sinallagmatici con precisi vantaggi economici e conseguente valore di mercato sottratto al confronto concorrenziale». Il 13 maggio è in calendario l'udienza sul merito del ricorso, come riportato dal Sole 24 Ore.

Gli esami di Diasorin individuano gli anticorpi Igg, che appaiono alcune settimane dopo l’inizio dell’infezione, in due tipi di classi, S1 e S2, come si legge nelle specifiche tecniche del test Diasorin. Escluse invece le Igm, gli anticorpi cioè che si formano pochi giorni dopo avere contratto il virus. L’annuncio della Lombardia parlava di ventimila test sierologici al giorno dal 23 aprile, partendo dagli operatori sanitari di Brescia, Bergamo, Cremona e Lodi. Al primo maggio, nel nostro territorio ne risultavano fatti ottomila.

Nel frattempo, la Giunta Fontana si appresta ad aprire alla possibilità, per i cittadini, di accedere ai test sierologici a pagamento attraverso aziende private, purché abbiano kit validati, con un costo indicativo che può variare dai 25 ai 50 euro (il prezzo non sarà calmierato). La Regione attende le linee guida ministeriali sui test, ma è già iniziata la polemica da parte di chi vede in questa mossa un ulteriore passo indietro da parte della sanità pubblica. In caso di positività, la persona dovrà rivolgersi al proprio medico di base, che deciderà se prescrivere o meno il tampone inserendolo in una lista d’attesa già particolarmente corposa. Nel frattempo, l’interessato dovrà restare in isolamento. A riguardo, si attendono comunque le indicazioni precise da parte della Regione. Va ricordato che i test sierologici non danno una patente di immunità, com’era stato invece prefigurato nelle scorse settimane dal governatore Fontana. Come scrive l’Oms, «non c’è alcuna prova scientifica che le persone che si sono ammalate e poi sono guarite dal Covid-19 siano immuni da un secondo contagio anche se hanno anticorpi». 

 

 

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