La frana si ferma: la Sebina Occidentale riapre lunedì

Dopo 20 giorni di apprensione si respira, ma gli studi non si fermano
La Sebina Occidentale - © www.giornaledibrescia.it
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Dopo il picco, la regressione ed ora la stasi. Non si parla di Covid, seppur il linguaggio sia simile, ma della frana del Monte Saresano, sopra Tavernola. E, sempre per una strana analogia, dalla zona gialla di attenzione in cui era collocato il territorio del lago d’Iseo, secondo i parametri della Protezione Civile e del Com (centro operativo misto). Il verbo va utilizzato al passato visto che da ieri pomeriggio, visto che la frana è ferma, l’area interessata è in zona bianca di cessato allarme.

Sollievo. Gli abitanti del lago, dopo venti giorni di preoccupazione, mobilitazione, ansia e panico, possono tirare un vero e proprio sospiro di sollievo. La comunicazione è giunta dalla Sala Operativa di Protezione Civile Regione Lombardia che ha confermato l’uscita dalla fase di attenzione anche in seguito a quanto restituito dai radar puntati sulla frana. Dalle 9 di lunedì 22 marzo la strada provinciale SS469 Sebina Occidentale sarà riaperta. Il pericolo immediato quindi non sussiste più, anche se la frana viene comunque monitorata. Cosa abbia fatto scattare quel veloce distacco del materiale che dal 23 febbraio ha messo in allarme tutto il territorio non è ancora dato sapere.

Gli studi non si fermano: le università Bicocca di Milano e di Bologna proseguono nelle loro valutazioni. Oggi pomeriggio saranno a disposizione le simulazioni della possibile onda provocata dalla caduta franosa nel lago. Ipotesi che si augurano tutti possano rimanere sempre e solo «sulla carta».

Messa in sicurezza. Le amministrazioni rivierasche nel frattempo hanno aggiornato i piani di emergenza, fatto prove con le sirene, censito la popolazione a rischio e si sono riunite quasi quotidianamente nel centro operativo misto della Comunità Montana del Sebino. Senza l’assillo della frana gli enti preposti potranno pianificare la messa in sicurezza del monte Saresano. Non sono mancate in questi giorni interpellanze parlamentari, raccolta firme e petizioni perché il problema non venga accantonato o abbandonato come è successo anni fa. Il monte di Tavernola infatti non è nuovo a questi allarmi. A cavallo tra gli anni ’70 ed ’80 infatti si era già verificata una situazione simile, sempre causata da movimenti anomali. Ora la richiesta e la speranza di tutti è che il Sebino ed i suoi versanti non ricadano nell’oblio.

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