Giallo di Cologne, dal prestito di 50mila euro all'omicidio: la ricostruzione

In carcere un meccanico di Palazzolo. Avrebbe ucciso il kosovaro con diversi colpi di pistola, per poi dar fuoco al corpo in un'auto
Quel che resta della Range Rover e del corpo carbonizzato di Nexhat Nino Rama - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Quel che resta della Range Rover e del corpo carbonizzato di Nexhat Nino Rama - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Saldare il debito o ammazzare il creditore. Delle due ipotesi ha scelto la seconda e il prezzo da pagare rischia di diventare decisamente più oneroso dei quasi 50mila euro che, stando alla ricostruzione dei carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Chiari, avrebbe dovuto restituirgli. L’accusa per lui - Davide Cristiano Mossali, 53enne di Palazzolo, titolare di un’officina di riparazione di veicoli a San Pancrazio, padre di un figlio ventenne - è delle più pesanti: omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, distruzione di cadavere e porto abusivo d’arma.

Il fermo

È arrivata nel tardo pomeriggio di ieri la svolta del giallo di Cologne. Gli inquirenti dell’Arma coordinati dal sostituto procuratore Claudia Passalacqua, sono arrivati a casa del presunto assassino di Nexhat Rama, il 40enne trovato carbonizzato nel bagagliaio della Range Rover del fratello nelle campagne di Cologne nel primissimo pomeriggio di lunedì, grazie all’analisi delle telecamere attorno a casa della vittima, che da tempo viveva in via Adro a Capriolo, e alle testimonianze di alcune persone che le erano vicine.

I carabinieri sul posto del ritrovamento del cadavere - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
I carabinieri sul posto del ritrovamento del cadavere - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

Secondo le primissime ricostruzioni degli inquirenti l’artigiano palazzolese, da tempo in difficoltà, per ottenere denaro si sarebbe rivolto al 40enne kosovaro, già processato e assolto per estorsione ai danni di un imprenditore del Sebino, condannato a 4 mesi per il possesso di 25 proiettili 9x21 e a processo in questi mesi per il tentato incendio della villa sul Garda di un manager della grande distribuzione. Da lui ne avrebbe ricevuto diverso, in più tranche, ma non sarebbe riuscito ad onorare il suo debito e per questa ragione avrebbe deciso di saldare i conti con una pistola ed una tanica di benzina.

La ricostruzione

Gli inquirenti ipotizzano che Mossali e Rama si siano incontrati proprio lunedì mattina, poche ore prima del delitto. Ritengono anche che il primo avesse già pianificato l’esecuzione da qualche tempo e che, per metterlo a segno, si fosse già procurato l’occorrente. Dove si sia consumato l’omicidio è circostanza che i carabinieri stanno ancora verificando. Che Rama - Nino così lo chiamavano amici e parenti - sia stato fatto fuori con diversi colpi di pistola per gli inquirenti è scontato, così come lo è la circostanza che dopo aver premuto il grilletto, Mossali abbia caricato il cadavere del suo creditore nel bagagliaio della sua auto, insieme alle taniche, e a tutta velocità si sia diretto da Palazzolo a Cologne.

Lo avrebbe fatto passando per strade al riparo da telecamere di sorveglianza e di portali per il controllo dei flussi del traffico, andando ad infilarsi in un luogo - i terreni coltivati a viti e granoturco in località Rodenga - che conosceva, che sapeva sufficientemente lontano dai nuclei abitati per operare indisturbato, e dal quale sapeva anche che avrebbe potuto allontanarsi senza dare nell’occhio. Proprio qui Mossali avrebbe versato benzina sulla Range Rover dando il là ad un rogo spento dopo una mezz’ora abbondante e capace di incenerire l’auto e lasciare poco più di nulla del corpo del 40enne kosovaro.

L’indagine

Le ricerche non si fermano con il fermo operato nel pomeriggio di ieri di Mossali. In attesa del suo interrogatorio di convalida i carabinieri sono alle prese con tasselli non banali: a partire dall’arma con la quale il 53enne meccanico avrebbe ucciso il suo creditore. Gli inquirenti, inoltre, devono ricostruire compiutamente anche il movente. Vogliono in particolare capire se Nexhat, ipotesi plausibile, avesse prestato denaro a tassi usurari, e chiarire che tipo di rapporto vi fosse con la persona da ieri sera in cella a Canton Mombello con l’accusa di averlo ucciso e aver cancellato con il fuoco il suo cadavere.

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