Frana di Tavernola, la Regione «ferma» il cementificio
L’epilogo che per ora fa tirare un sospiro di sollievo a residenti e sindaci è condensato in una frase, riportata nelle ultimissime righe del documento tenuto sottotraccia: «Si prescrive la sospensione delle attività di brillamento delle volate fino a nuova indicazione». Fine delle trasmissioni. Ma quelle poche parole scivolate in fondo alla pagina hanno più di un significato.
Il primo: la situazione non era così sicura e granitica come invece veniva certificata nelle scorse settimane. Il secondo: lo scenario e le preoccupazioni paventati dai sindaci, dal parlamentare Devis Dori (LeU) e dal consigliere regionale Ferdinando Alberti (M5s) avevano un fondamento. Il terzo: il mix di concause che rende imprevedibile il ritmo di marcia dello smottamento così come descritto nelle proiezioni effettuate dagli esperti delle Università Bicocca e di Firenze è concreto, tangibile e per nulla raro.
Al punto che, alla fine, per scongiurare un ulteriore avanzamento della frana che ormai da febbraio sta facendo tenere il fiato sospeso a interi paesi affacciati sul lago di Iseo, primo fra tutti Montisola, la Regione ha alzato il cartellino giallo: il cementificio Italsacci - di casa a Tavernola - deve per il momento interrompere le cariche esplosive, a differenza di quanto concesso fino al 22 dicembre, quando 350 kg di esplosivo potevano essere fatti detonare per due volte alla settimana.
La scelta
Il colpo decisionista è firmato dal dirigente dell’assessorato regionale all’Ambiente, l’ingegner Filippo Dadone. Ed è legato a doppio filo alla scossa di terremoto che, alle 11.34 del 18 dicembre, ha visto il suo epicentro a Bonate Sotto, in provincia di Bergamo, a 26 km di profondità e con una magnitudo di 4.4, tanto da essere stata avvertita sia nel Bresciano sia nel Milanese. La Lombardia scrive le ragioni della decisione senza giri di parole. Lo stop scatta «a seguito dell’evento sismico e non potendo escludere che ulteriori fenomeni di assestamento possano verificarsi, nelle more della consegna delle analisi dei consulenti regionali incaricati dello studio sul dissesto del Monte Saresano».
Proprio nelle scorse settimane, i sindaci del G16, ovvero dei rappresentanti dei sedici Comuni del lago, si erano riuniti per decidere come agire. E le amministrazioni di Tavernola, Vigolo e Parzanica, in provincia di Bergamo, hanno inviato una nota alla Lombardia invocando un riesame dell’autorizzazione di Italsacci e una nuova valutazione d’impatto ambientale. «Il punto è che l’azienda aveva e ha i permessi in regola nonostante gli esiti degli studi eseguiti dalle Università, e la preoccupazione resta forte: abbiamo sempre alta la guardia» ha detto il sindaco di Montisola, Fiorello Turla. Sì, perché la questione non è risolta: l’autorizzazione è sospesa, non revocata.Rischio
Quali i rischi? In caso di scivolamento della frana, non si esclude «il coinvolgimento del cementificio». Perché al suo interno sono stoccati materiali pericolosi che, se non rimossi in toto, in caso di smottamento, finirebbero tutti nel lago causando un enorme danno ambientale. Si tratta di oltre duemila tonnellate di Pet-coke, un combustibile derivato dal petrolio, di circa 500 tonnellate di rifiuti trattati, 50 tonnellate di soluzione ammoniacale e altre 500 di olii per motori e ingranaggi.
Di qui, dopo l’interpellanza urgente discussa in Parlamento, il nuovo monito dell’on. Dori: «Quante sospensioni e ripartenze dell’attività estrattiva serviranno a Regione per rendersi conto che l’unica decisione possibile è revocare le concessioni minerarie alla Ca’ Bianca? Questi continui cambi di decisione dimostrano solo confusione: ogni giorno la frana si muove e il pericolo per la popolazione aumenta. Non pensi ora la Lombardia di attribuire l’accelerazione della frana solo al terremoto: vogliamo sapere anche i dati relativi all’effetto della ripresa dell’attività. Evidentemente le proteste dei cittadini che sentono vibrare le proprie case e l’annunciato esposto di Legambiente hanno avuto l’effetto di ricordare alla Regione il grave pericolo per la sicurezza di migliaia di persone. Ora però vorrei una presa di posizione netta anche da parte dei sindaci del G16, che non possono stare alla finestra».
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