Frana di Tavernola, il caso approda in Parlamento

Audizione online ieri delle Commissioni Difesa e Ambiente con gli amministratori locali
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LA FRANA DI TAVERNOLA A ROMA
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La frana del Monte Saresano, in territorio di Tavernola Bergamasca, sulla sponda occidentale del Sebino, è arrivata ieri pomeriggio a Roma, dove la vicenda - con il suo carico di allarme, la situazione attuale e le richieste avanzate dal territorio - è stata portata all’attenzione delle commissioni Ambiente e Difesa della Camera. Un’audizione durata un paio d’ore, equamente divise tra parte politica e questioni tecniche. 

In collegamento. In collegamento web dalla sala consigliare della Comunità Montana del Sebino i sindaci di Tavernola Bergamasca Ioris Pezzotti e di Monte Isola Fiorello Turla, i presidenti delle due Comunità Montane, Marco Ghitti e Adriana Bellini, il presidente di Autorità di Bacino dei Laghi d’Iseo Endine e Moro Alessio Rinaldi e il coordinatore del G16 (l’aggregazione territoriale dei Comuni rivieraschi del lago d’Iseo) Nicola Macario. La commissione Ambiente è stata chiamata in causa per la questione del dissesto idrogeologico che ha causato il movimento franoso, quella Difesa perché, nel caso di una nuova fase di preallarme, sarà l’Esercito a sorvegliare la situazione e a coordinare le azioni. Sono stati ascoltati i geologi incaricati e le Università di Milano e Bologna.

I rappresentanti degli enti hanno reso una breve relazione in merito a diversi punti, in particolare il progetto di alleggerimento o contenimento della frana, atteso da Regione Lombardia e per il quale è stato chiesto il finanziamento governativo. Gli interventi. Pezzotti, in qualità di portavoce, ha evidenziato come il movimento della frana sia ancora in corso, quantificato in due millimetri al mese (durante la fase di allarme erano due millimetri al giorno) . L’obiettivo principale consiste nel dare priorità agli interventi richiesti, così da eliminare una volta per tutte il pericolo.

«Quanti paesi vivono con due milioni di metri cubi sulla testa? - ha chiesto Turla - la percezione del pericolo da parte dei montisolani, è costante e la situazione era nota più di trent’anni fa. Non è un terremoto, ma la natura che presenta il conto». I rappresentanti degli enti hanno anche sottolineato la necessità di tenere in considerazione la presenza di sostanze pericolose all’interno del cementificio, che va messo in sicurezza al più presto, se non riconvertito con la ricollocazione delle maestranze attualmente impiegate.

Nel pomeriggio, Eva Lorenzoni, deputato del Carroccio bresciano e membro della stessa commissione Ambiente e Territorio della Camera, ha ribadito in una nota come l’evolversi della situazione «va certamente tenuto sotto controllo», ma «senza allarmismi, che rischiano invece di avere conseguenze nefaste per il territorio stesso». «Regione Lombardia e Protezione civile stanno facendo bene il loro compito e si sono attivate per tutti i rilievi del caso e il monitoraggio con uno stanziamento complessivo di oltre mezzo milione di euro. A questo punto però il Governo deve fare la sua parte». Tra i commenti a margine, Legambiente ritiene «troppi e non coordinati» gli enti che seguono l’emergenza, mentre in audizione mancava Italsacci, «azienda responsabile della situazione per il grave sfruttamento del territorio».

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