Visite specialistiche a casa per gli over65, a Brescia 5 milioni di euro

Rispondere ai bisogni sociosanitari e sanitari dei cittadini fragili portando i servizi direttamente nelle loro case. È il grande obiettivo che si pone la Giunta regionale con l’approvazione della delibera proposta dell’assessore al Welfare Guido Bertolaso che autorizza la sperimentazione di visite specialistiche domiciliari destinate alle persone over 65 con difficoltà ad accedere ai servizi ambulatoriali.
«Casa come primo luogo di cura»
Un’operazione contraddistinta dallo slogan «Casa come primo luogo di cura» che comporta un investimento da oltre 44,4 milioni di euro (fondi del Pnrr) per tutta la Lombardia, dei quali oltre 4,8 milioni sono destinati al territorio di Ats Brescia e altri 1,4 milioni all’area di Ats Montagna, che comprende anche la Valcamonica.
La sperimentazione – al via già il prossimo anno – coinvolgerà Ats e Asst, insieme agli erogatori accreditati, e consentirà di attivare a domicilio visite specialistiche (cardiologiche, neurologiche, fisiatriche, pneumologiche e geriatriche) integrate nel percorso delle Cure domiciliari (C-Dom) e coordinate da medici di famiglia, Case di comunità e Centrali operative territoriali (Cot). Particolare attenzione verrà riservata alle aree montane e periferiche, come la Valcamonica e la Valtrompia, dove l’accesso ai servizi è più complesso.
Ridurre gli accessi in Ps
Oltre a rispondere alle necessità dei fragili evitandone lo spostamento, l’operazione intende anche ridurre gli accessi impropri nei pronto soccorso e i ricoveri in ospedale migliorando la continuità assistenziale.
«Con questo provvedimento – dichiara la consigliera regionale Claudia Carzeri – la Regione conferma il proprio impegno nel rendere la casa il primo luogo di cura. È un investimento che migliora la qualità della vita degli anziani e alleggerisce il carico su famiglie e ospedali, potenziando al tempo stesso la rete delle cure domiciliari in tutto il territorio bresciano. Il Pnrr non è solo infrastrutture, ma anche servizi che arrivano vicino alle persone – sottolinea Carzeri –. Grazie a queste risorse, la Lombardia sperimenta un modello di presa in carico avanzato, fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato accreditato e sull’integrazione tra medici, infermieri e specialisti. È una sanità che ascolta e che si muove verso chi ha più bisogno».
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