Malattie professionali, come si può presentare la denuncia

Lo spiega Giorgio Zorzi, docente formatore dell’Associazione italiana formatori e operatori della sicurezza sul lavoro
Nel 2024 ci sono stati oltre 88mila denunce di malattia professionale, con 32.654 casi accertati - © www.giornaledibrescia.it
Nel 2024 ci sono stati oltre 88mila denunce di malattia professionale, con 32.654 casi accertati - © www.giornaledibrescia.it
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«Riscontro una crescente sensibilità sul tema della sicurezza da parte di lavoratori, non altrettanto sulla malattia professionale. C’è un po’ più di attenzione nel settore sanitario, ma c’è comunque molto da fare»: a dirlo è Giorgio Zorzi, docente formatore sicurezza dell’Associazione italiana formatori e operatori della sicurezza sul lavoro (Aifos).

Malattia da lavoro

Posture scorrette, rumori, carichi da spostare: tutto questo può causare una malattia professionale come ernie, sordità o patologie muscoloscheletriche. «La malattia professionale, dico sempre – continua Zorzi – è quella goccia assunta tutti i giorni che ti porta a non goderti la pensione, ma ad andare in ospedale. Quella che invalida nell’arco del tempo le persone».

Nel 2024 le denunce di malattie professionali hanno superato le 88mila, il dato più alto dal triennio 1976-1978, 32.654 casi accertati. La patologia professionale, quindi, è una malattia correlata all’attività lavorativa che si sta svolgendo o si è svolta in passato, a queste si aggiunge anche lo stress da lavoro correlato.

Cosa fare

Se si pensa di essere in questa situazione come si fa? «Bisogna rivolgersi al medico dell’azienda ove nominato – spiega il formatore –, se no ci si rivolge ad Ats, ed è una facoltà del lavoratore in qualsiasi momento. Il medico si fa carico del problema e stabilisce, anche prescrivendo approfondimenti, se c’è un collegamento tra malattia e professione; allora il lavoratore può presentare denuncia all’Inail».

E aggiunge: «A questo punto l’Inail chiede la documentazione all’azienda, compresa quella sanitaria del denunciante e la valutazione del rischio. Questo si può fare anche a posteriori, quando il lavoratore è in pensione o il rapporto di lavoro è terminato».

Quel che è certo, osservando anche la discrepanza tra il numero di denunce e riconoscimenti, è che non è semplice valutare, per la Commissione Inail, quanto la malattia sia correlata al lavoro e quanto alla vita quotidiana.

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