Incidenti sul lavoro, la testimonianza di chi ne è rimasto vittima

Roberto Valentini aveva 22 anni quando la cinghia di trasmissione del maglio sul quale stava lavorando lo ha trascinato nel macchinario, gli ha strappato il braccio destro sopra il gomito. Sono seguiti 13 giorni in rianimazione (c’era anche un trauma cranico) e la paralisi della spalla e del moncone.
Rialzarsi
Da allora sono passati 40 anni e Valentini, che oggi è presidente dell’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Anmil), non si è mai fermato: «Non posso dire che non sia stata dura, ma a 22 anni si ha un fisico reattivo e io sono positivo e forte. Poi ero sposato da poco con una figlia piccola, questo mi ha aiutato, come lo ha fatto avvicinarmi ad Anmil e avere un lavoro nella scuola, vicino a giovani che all’epoca erano poco più piccoli di me».
E aggiunge: «La svolta è stata quando mi hanno mandato al centro protesi e ho visto persone messe peggio di me». Da allora ha fatto corsi di sci, tutt’oggi pratica scialpinismo, ha fatto il cammino di Santiago in solitaria e ha scalato le vette di Patagonia e Nepal. «È stata una sfida con me stesso – racconta –, mi sono detto che ce la dovevo fare».
Claudio Filippa
Un altro che ha saputo reagire è stato Claudio Filippa che, mentre lavorava con la circolare in falegnameria, ha perso due dita della mano sinistra e si è lesionato le altre tre: «Non ho avuto paura di riprendere il lavoro – sottolinea il 40enne che si è infortunato a 29 anni –, appena me lo hanno permesso ho ricominciato. Mi ha salvato la passione per quel che faccio. La cosa più difficile? Ritrovare l’autonomia personale, allacciarsi la camicia o mettersi i calzini».
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