I sintomi di Omicron: naso che cola e stanchezza

La variante del coronavirus non causa più solo tosse, febbre e perdita di gusto e olfatto. Cosa dicono gli studi preliminari
Tamponi per il Covid negli Stati Uniti - Foto Epa/Micheal Reynolds © www.giornaledibrescia.it
Tamponi per il Covid negli Stati Uniti - Foto Epa/Micheal Reynolds © www.giornaledibrescia.it
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Naso che cola e stanchezza: al momento sono questi i sintomi che sembrerebbero associati più di frequente alla variante Omicron del virus Sars-CoV-2, ma i dati in proposito sono ancora preliminari e molto pochi.

I primi arrivano dalla ricerca britannica pubblicata sul British Medical Journal e condotta dal King's College di Londra in collaborazione con l'azienda Zoe, impegnata in studi epidemiologici sulla pandemia di Covid-19. Secondo la ricerca sarebbero cinque i sintomi principali: naso che cola, mal di testa, senso di affaticamento, starnuti e mal di gola. Gli stessi autori dell'articolo rilevano che si tratta solo di prime indicazioni e molto parziali, basate sui casi positivi osservati a Londra, dove la variante Omicron è molto più diffusa che nel resto della Gran Bretagna. Il governo britannico ha poi aggiunto alla lista febbre, tosse e perdita di olfatto e gusto, sebbene questi sintomi siano più associati alla variante Alfa.

Tosse, senso di stanchezza e naso che cola sono, in quest'ordine, i sintomi indicati dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti (Cdc), secondo i quali la perdita di gusto e olfatto sarebbero meno diffusi. L'epidemiologa Katherine A. Poehling, consulente dei Cdc, osserva comunque che i sintomi finora individuati si basano sui dati osservati in alcuni casi positivi e non su studi scientifici. «È prematuro parlare di sintomi perché non ci sono ancora dati affidabili pubblicati» anche per il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca.

Quello che invece indicano i dati provenienti da Scozia e Nord Europa, prosegue il virologo, è che «i casi provocati dalla variante Omicron sono associati a un'ospedalizzazione decisamente inferiore, stimata due terzi in meno, ma non è chiaro se questo si debba alla copertura vaccinale o a una minore reale virulenza della Omicron», ha aggiunto riferendosi a caratteristiche del virus come maggiore trasmissibilità, fuga dagli anticorpi neutralizzanti generati dal vaccino e maggiore capacità di replicarsi.

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