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Le cifre che raccontano l'alluvione in Emilia Romagna

Quello che è accaduto in Emilia Romagna è il risultato di un copione che, purtroppo, si ripropone sempre più spesso
Grandine e nubifragi sull'Emilia Romagna - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Grandine e nubifragi sull'Emilia Romagna - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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L'estremizzazione climatica ha colpito ancora. Ci risiamo. Quello che è accaduto in Emilia Romagna è il risultato di un copione che, purtroppo, si ripropone sempre più spesso: prima un lunghissimo periodo secco, poi un’intensa perturbazione, con autentici nubifragi. Gli accumuli rilevati nelle zone più colpite sono eloquenti: l’osservatorio di Casola Valsenio (dati Arpae) ha rilevato 237,6 millimetri in trentasei ore.

Come fa notare il meteorologo Pierluigi Randi, si tratta della pioggia che dovrebbe cadere in tutta la primavera. Randi sottolinea che le medie del mese di maggio vanno dai 50 millimetri della bassa pianura agli 80 millimetri dei primi rilievi: a conti fatti, in soli due giorni sono caduti 90-100 millimetri in pianura e 150-250 millimetri sui primi rilievi.

Ciò significa che in 36-48 ore è stato doppiato (in alcuni casi triplicato) il valore medio mensile. Varie località, come Lugo, Bagnacavallo e Faenza, hanno stabilito nuovi record giornalieri relativi a questo periodo dell’anno. In altri termini, nei mesi di maggio del passato non si era mai vista così tanta pioggia in sole 24 ore.

Randi, consapevole della gravità dei cambiamenti climatici in atto, conclude amaramente la sua analisi: «dobbiamo farci l’abitudine, siamo solo agli inizi».

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