Cucina

Maurizio Sarioli: «Ho regalato al Papa un ulivo di pane»

Il fornaio di Brescia ha incontrato il Santo Padre e gli ha donato una sua opera
L’ulivo della pace - © www.giornaledibrescia.it
L’ulivo della pace - © www.giornaledibrescia.it
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Maurizio Sarioli è emozionatissimo: ha appena incontrato Papa Francesco e gli ha pure regalato un ulivo della pace. Fatto, ovviamente, di pane. Perché il bresciano, titolare della bottega di via Musei, ha le mani in pasta da una vita e, per comunicare, usa proprio l’alimento semplice, fatto di sacrifici, fatica e passione, che ogni giorno porta nelle case di tantissime famiglie.

«Sono stato a Roma con i colleghi panificatori dell’associazione guidata da Cesare Marinoni - ci racconta durante il viaggio pomeridiano di rientro in città -. Eravamo una ventina, provenienti da tutta Italia. Da Brescia c’ero io, da Montichiari Fabio Bertoni».

A Roma i bresciani Sarioli (il primo in alto a destra) e Bertoni - © www.giornaledibrescia.it
A Roma i bresciani Sarioli (il primo in alto a destra) e Bertoni - © www.giornaledibrescia.it

La delegazione ha partecipato all’udienza del mercoledì (Sarioli era in prima fila) e ha avuto modo di consegnare al Santo Padre l’ulivo della pace realizzato dal fornaio cittadino: «Il Papa quando l’ha visto ha chiesto: "È da mangiare?", poi ha detto: "È molto bello". Il tutto è durato pochi istanti, ma sono riuscito a baciargli la mano: ho provato un’emozione che non dimenticherò mai».

Il messaggio 

L’opera è alta più di due metri ed è quindi stata assemblata al momento. Sarioli l’ha realizzata nel suo laboratorio di Brescia in una quarantina di ore: «È composta da un tronco centrale che rappresenta un ulivo secolare - racconta -. Dalle "braccia" partono ramoscelli d’ulivo come ad indicare che la pace ci viene donata. Sta a noi saperla cogliere e metterla in pratica. Al centro, poi, ho costruito una colomba che porta un ramoscello d’ulivo nel mondo. Spero che l’opera sia di buon auspicio».

Passione per l'arte della panificazione

Fornaio da sempre, Sarioli ha appreso i segreti dell’arte della panificazione da papà Renato. Da tempo fa parte del Richemont club Italia e partecipa a concorsi di respiro internazionale: anni fa si è aggiudicato l’argento a una competizione mondiale di Rimini, prima ancora si era distinto nel campionato europeo. Il pane, per lui, è vita, nutrimento e salute: «Lo mangio ogni giorno e scelgo sempre un tipo diverso. Tra i miei preferiti c’è quello con farina 100% integrale di Bedizzole e lievito madre. Viene impastato a mano. È buono e pure digeribile».

Con lui, in Vaticano, ieri c’era anche il collega pluripremiato Bertoni, responsabile dell’attività di famiglia attiva a Montichiari dal lontano 1918. Da Roma, in treno, sono tornati nel Bresciano carichi di grinta e motivazione a continuare un lavoro artigianale, complesso e capace di diffondere messaggi importanti.

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