«Con il GdB sono diventato Chef per una notte». E non solo

I ricordi, i racconti e gli aneddoti di chi si è fatto notare nelle passate edizioni della rassegna culinaria
I protagonisti dell'ultima finale di Chef per una notte
I protagonisti dell'ultima finale di Chef per una notte
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Fornelli accesi e pentole già sul fuoco per la settima edizione di Chef per una notte. Mentre le ricette già compaiono sul sito dedicato gusto.giornaledibrescia.it, alcuni concorrenti (e vincitori) delle passate edizioni ci hanno raccontato la loro partecipazione all’iniziativa: spesso è nata per gioco ma sempre è stata alimentata dalla passione per la cucina, e in alcuni casi è servita da trampolino di lancio per una carriera nel mondo della ristorazione.

Alberto Gipponi è oggi uno chef affermato, patron del Dina di Gussago e premiato, tra gli altri, anche dall’Espresso: «Ricordo con affetto Chef per una notte. Già in quell’occasione avevo detto che avrei voluto essere chef per una vita. In questo momento sono a Barcellona per i The best chef awards. La vita è una cosa incredibile. Ho cambiato vita, ho aperto Dina ed oggi arrivano da noi persone da tutta Italia e sempre più anche dall’estero per vivere l’esperienza Dina. In ogni caso, per quanto sia necessario del sacrificio, è tutto bellissimo. Ma ci pensate che è partito tutto da una buccia di zucca?».

«Ho partecipato spinto da una passione per la cucina che coltivo sin da bambino - rivela Fabio Letti, il più votato della quinta edizione -. È stato gratificante dimostrare a me stesso che ci sapevo fare, ma la soddisfazione maggiore è stata vederlo riconosciuto anche da professionisti».

«Volevo provare a farmi conoscere nel contesto della ristorazione bresciana - rivela Ambra Marca che nella quarta edizione aveva vinto la categoria primi con la sua Pasta alla Bagossa -  È stato un trampolino di lancio che mi ha dato lo stimolo per nuove sfide. Nei due anni successivi, infatti, ho ottenuto due medaglie d’oro in competizioni organizzate dalla Federazione Italiana Cuochi e oggi lavoro come professionista nel settore della ristorazione».

Successi lavorativi, ma soprattutto personali. Sono questi i ricordi più belli dei concorrenti di Chef per una notte. «Il gioco mi ha arricchito molto - afferma Cecilia Martinenghi, che per i suoi dessert ha ottenuto menzioni speciali dalla giuria tecnica nella quinta e nella sesta edizione -, ho vissuto la competitività soprattutto come sfida verso me stessa. Il momento più intenso è stato la serata finale: per un appassionato di cucina, passare una giornata al Carlo Magno, con gli chef e la brigata, è un’esperienza unica e stupenda».

«Dopo anni dedicati alla macelleria, è nata in me la voglia di mettere alla prova la mia passione per la cucina - rivela invece Matteo Pagani, che ha partecipato a tre edizioni consecutive, dal 2016 al 2019 -. Ho iniziato per gioco, e poi sempre più con passione. Sfida, sana competitività, professionalità ma anche e soprattutto divertimento sono i segreti di Chef per una notte, e di questi farò tesoro per sempre».

A non mancare mai, infine, nella memoria dei concorrenti, è il bel ricordo per quello che è prima di tutto un divertimento. «Mi sono avvicinata alla cucina grazie a Cast Alimenti e quello che era iniziato come hobby è diventato la mia passione ormai da una decina d’anni - racconta Manuela Milana, la più votata della sesta edizione -. Vincere la categoria ispirazioni d’autore e poi anche la serata finale è stato un ulteriore motivo per continuare a imparare divertendomi tra i fornelli». Stefano Locatelli ha vinto rispettivamente nella categoria secondi e primi: «È un’esperienza che arricchisce sia dal punto di vista professionale, sia umano. Consiglio a tutti gli appassionati di cucina di partecipare».

 

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