Ambiente

Surriscaldamento globale: il permafrost è sempre più sottile

Rischio che sciogliendosi faccia aumentare gas serra nell'aria
Ghiaccio (immagine simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
Ghiaccio (immagine simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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Il permafrost è sempre più caldo e si sta assottigliando sempre di più: il terreno dove il suolo è perennemente ghiacciato nell'Artico ha raggiunto temperature molto alte rispetto agli anni '80.

Lo mostra l'ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, sulla base dei dati raccolti dall'Agenzia spaziale europea (Esa) tra il 2003 e 2017. Il timore ora è che possa liberare grosse quantità di gas serra nei prossimi decenni, mano mano che si scioglie, amplificando gli effetti del cambiamento climatico. Vicino alla superficie, il suolo del permafrost artico contiene infatti grandi quantità di carbonio organico e materiale residuo di piante morte che non possono decomporsi.

Vicino l'Artico e nelle zone boreali il permafrost contiene il doppio di carbonio presente nell'atmosfera e quando si scioglie, rilascia metano e anidride carbonica, aggiungendo così gas serra all'atmosfera. I dati raccolti dai sensori satellitari del progetto Climate Change Initiative dell'Esa, combinati con le osservazioni fatte sul posto, hanno permesso di avere una visione complessiva della situazione.

«Le mappe mostrano una chiara variabilità nell'estensione del permafrost, soprattutto nell'America settentrionale e nell'Europa e Asia del nord», spiega Annett Bartsch, responsabile scientifico del progetto Esa. Ma anche se le mappe offrono dati interessanti sulla variabilità annuale nell'arco di 14 anni, «non è ancora possibile trarre delle conclusioni sulle tendenze climatiche», continua.

Le mappe complete sul permafrost sugli ultimi 30 anni dovrebbero essere pronte a metà dell'anno, mentre quelle pubblicate ora dall'Esa vanno dal 2003 al 2017. «Il ruolo del permafrost è sottostimato nel cambiamento climatico - aggiunge il direttore dei programmi di osservazione terrestre dell'Esa, Josef Aschbacher - Per questo motivo l'Esa e la Nasa hanno lanciato lo scorso dicembre un'iniziativa congiunta per chiedere ai ricercatori americani ed europei di studiare il suo impatto e quello di altre regioni artiche sulle emissioni globali di metano». 

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