Ambiente

Dopo mesi di siccità aumentano le riserve idriche nel Bresciano: «Fuori dalla fase critica»

I volumi dell'Iseo e dell'Idro hanno superato la media del periodo, mentre resta più critica la situazione sul Garda anche se in miglioramento
Gardone Riviera: i livelli del Garda sono buoni - © www.giornaledibrescia.it
Gardone Riviera: i livelli del Garda sono buoni - © www.giornaledibrescia.it
AA

Le piogge di maggio hanno nettamente migliorato le condizioni dei laghi e dei fiumi bresciani, e in generale delle riserve idriche del nord Italia. Dopo mesi di siccità i volumi di acqua invasata dall’Iseo e dall’Idro hanno superato la media storica e se il Garda non l’ha ancora raggiunta «possiamo comunque dire che la fase più critica sta rientrando».

L’analisi arriva dall’Osservatorio Siccità dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (BIBE-CNR), che ogni mese pubblica un bollettino sullo stato della crisi idrica in tutta Italia. Spiega Ramona Magno, responsabile dell’Osservatorio: «Il mese di maggio in provincia di Brescia è stato più piovoso del normale e le precipitazioni hanno fatto recuperare il deficit sul medio periodo, cioè degli ultimi sei mesi. Quanto a quello di lungo periodo (12- 24 mesi, ndr), le condizioni sono tornate nella norma quasi ovunque eccetto alcune aree in cui persiste una siccità da moderata a estrema, soprattutto sul nord-est della provincia al confine con il Trentino. Se anche questo deficit potrà essere recuperato potremo dirlo con più sicurezza in autunno».

In sostanza le piogge di maggio e della prima settimana di giugno hanno portato acqua alle riserve idriche superficiali, ovvero laghi e fiumi, che si trovavano in grande sofferenza fino a fine aprile vista la carenza di neve degli ultimi due inverni. Lo scarto si è molto ridotto nell’ultimo mese tanto che, prosegue Magno, «possiamo affrontare l’estate più tranquilli: maggiore disponibilità di acqua per le diverse attività l’abbiamo».

Il lago d'Idro - © www.giornaledibrescia.it
Il lago d'Idro - © www.giornaledibrescia.it

Cosa dicono i dati

Nel bollettino sull’area alpina e prealpina stilato dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa) Lombardia, aggiornato al 28 maggio, il totale delle riserve idriche (manto nevoso, invasi artificiali e laghi) segna un -16,4% rispetto alla media del periodo 2006-2020 (1994,6 milioni di metri cubi di acqua contro 2385,3). Il mese prima la differenza era -41,8%.

Per l’area bresciana il dato più positivo è quello del volume del lago d’Iseo, che da fine aprile a fine maggio passa da un -17,7% rispetto alla media storica a un +4,1% (83,2 milioni di metri cubi di acqua invasata oggi, quasi quattro in più della media), seguendo una tendenza al miglioramento già visibile a inizio maggio. In totale al bacino dell’Oglio-Sebino mancano ancora 37 milioni di metri cubi di acqua per raggiungere i valori medi di questo periodo, che sono però meno dei 104 milioni che mancavano il 30 aprile. 

Il lago d’Iseo sembra tornato in piena salute - © www.giornaledibrescia.it
Il lago d’Iseo sembra tornato in piena salute - © www.giornaledibrescia.it

La situazione del lago d’Idro si è sostanzialmente mantenuta stabile tra fine aprile e fine maggio, con volumi tra il +38% e il +36% rispetto alla media di questo periodo. La neve scesa nell’ultimo mese, per quanto inferiore alla media, ha permesso di ridurre il deficit di riserve idriche del bacino del Chiese, passato da -29,5% a -7.9% (dai circa trenta milioni di metri cubi di acqua che mancavano, il divario ora è di 7 milioni di metri cubi).

Restano più critiche le condizioni del bacino del Sarca-Mincio, di cui fa parte il lago di Garda. Ad aprile il volume del Benaco rasentava i minimi storici, ma dopo maggio ha guadagnato quasi 120 milioni di metri cubi di acqua rispetto al mese precedente (e altri 29 milioni fino al 4 giugno secondo l'ultimo bollettino di Arpa). Il totale delle riserve idriche segna un -27% a fine maggio rispetto alla media, contro un -58,9% di fine aprile. 

«In generale, pur persistendo un deficit di pioggia accumulata in oltre 12 mesi – spiega la ricercatrice –, quello che osserviamo è che in generale l’estensione e l’intensità della siccità si stanno riducendo grazie agli apporti meteorici di queste settimane».

Volumi, zero idrometrico e invasi

Quando si parla dei valori dei laghi bisogna capirsi su alcuni termini utilizzati spesso per descrivere il loro stato di salute. I grandi laghi del nord Italia, tra i quali appunto il Garda, l’Iseo e l’Idro, sono laghi «regolati»: significa che il livello dell’acqua nel lago è regolato con sbarramenti per recuperare acqua e usarla per vari scopi, per esempio industriali o per l’irrigazione, o evitare piene pericolose. Della regolazione si occupano i consorzi: il lago di Iseo è regolato dal Consorzio dell’Oglio, il lago d’Idro e il Garda dall’Agenzia Interregionale per il fiume Po.

La regolazione del livello delle acque del lago varia entro certi limiti che per ciascun lago sono calcolati sullo zero idrometrico. Non ha nulla a che fare né con il livello del mare né con il livello più basso del fondale, ma è un valore arbitrario che viene fissato per valutare le variazioni nel livello delle acque di un lago. Viene chiamato anche altezza idrometrica.

Per valore massimo di invaso si intende invece la quantità di acqua compresa tra il limite minimo e il limite massimo della regolazione: è cioè la quantità d’acqua su cui può agire la regolazione. Per esempio il volume di invaso del lago di Garda è 458 milioni di metri cubi, ma non è tutta l’acqua che può contenere il lago dal fondale alla superficie: è quella su cui può agire l’Agenzia Interregionale per il fiume Po nella regolazione. Questo significa anche che quando si dice che il lago di Garda è pieno, come il 7 giugno, al 74,3%, la percentuale di riempimento viene calcolata sul volume massimo di invaso, determinato dai limiti minimi e massimi della regolazione, e non su tutto il volume di acqua del lago.

Tenendo conto di queste definizioni, un portale utile da consultare per avere un'idea di come stanno i grandi laghi del nord Italia si chiama Laghi.net, che è ad accesso libero e viene aggiornato ogni giorno dagli enti regolatori.

Il rapporto con il cambiamento climatico

In queste settimane si è parlato spesso del legame tra siccità, alluvioni e cambiamento climatico. Gli studi sulla crisi climatica provocata dall'attività umana sono molto complessi anche per i climatologi e non è facile ricondurre un certo fenomeno meteorologico al cambiamento climatico.

La siccità attuale è cominciata già nella seconda metà del 2021 e può essere definita idrologica perché ha intaccato la disponibilità di risorsa idrica superficiale e anche sotterranea. È anche una siccità socio-economica perché ha avuto notevoli impatti non solo sull’agricoltura - primo settore che di solito subisce gli effetti di una siccità anche di minor durata (tanto che la stagione irrigua è cominciata in ritardo) - ma anche sui settori energetico e idropotabile. La gravità di questo evento, inoltre, è dovuta alla concomitanza di tre fattori: deficit di pioggia, temperature sopra la media per buona parte del periodo e due stagioni nevose particolarmente scarse.

L’ultimo report IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) indica che i cambiamenti climatici stanno intensificando i fenomeni estremi, in particolare nel bacino del Mediterraneo, identificato come uno degli hotspot di questo cambiamento. «Sappiamo - spiega ancora Ramona Magno, ricercatrice del CNR - che l’aumento della temperatura dovuto al cambiamento climatico sta intensificando il ciclo dell’acqua: maggiore energia c’è nel sistema, più intensi diventano i fenomeni come siccità e precipitazioni molto intense e localizzate». Forti temporali come quello che ha colpito diverse località della provincia di Brescia il 24 maggio scorso potrebbero quindi diventare più frequenti.

Per quanto riguarda gli eventi estremi che hanno investito l’Emilia Romagna nella prima metà del mese, le loro caratteristiche e il verificarsi così ravvicinato necessitano di studi approfonditi perché sono casi molto particolari, spiega Magno. A fine maggio il gruppo di ricerca internazionale World Weather Attribution ha pubblicato un report che titolava che il ruolo del cambiamento climatico nell’alluvione dell’Emilia Romagna è «limitato». Dice la ricercatrice del CNR: «Questo report è un primo tentativo di analizzare e spiegare un fenomeno così peculiare e va letto in maniera critica ed approfondita per non prestare il fianco a chi non ritiene urgenti azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Se quando viene trovata una relazione tra evento estremo e cambiamenti climatici allora possiamo essere confidenti che questa relazione esista, è pur vero che se c’è incertezza su tale relazione, come evidenziato dal report, entrambe le ipotesi (esistenza o meno della relazione) rimangono aperte fino ad ulteriori analisi e conclusioni».

Icona Newsletter

@Buongiorno Brescia

La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato