Ambiente

Che rapporto c'è tra il forte temporale di Brescia e il cambiamento climatico

Non è facile stabilirlo perché servono studi statistici e fisici sul fenomeno, spiega un climatologo del Consiglio nazionale delle ricerche
Lo smottamento ieri a Caino per il temporale - Foto Marco Ortogni Neg © www.giornaledibrescia.it
Lo smottamento ieri a Caino per il temporale - Foto Marco Ortogni Neg © www.giornaledibrescia.it
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Dopo il forte temporale che ieri ha investito buona parte della provincia di Brescia, sui social molti hanno parlato di cambiamento climatico vista la quantità di pioggia caduta in poco tempo e i danni sostanziosi provocati in diversi comuni.

Attribuire una relazione diretta però tra l’evento di ieri e il cambiamento causato dalle emissioni di gas serra legate alle attività umane è tutt'altro che immediato ed è anzi parecchio complicato anche per i climatologi.

Il cambiamento climatico è, e sarà sempre di più, la causa di diversi fenomeni estremi in Europa e nel bacino del Mediterraneo, come le ondate di calore, la siccità o alluvioni come quella appena avvenuta in Emilia Romagna. Stabilire però che la crisi climatica contribuisca o provochi singoli eventi è difficile perché richiede studi specifici. Questo non vuol dire che quando si verificano fenomeni meteorologici disastrosi il cambiamento climatico non c’entri nulla, anzi, ma per attribuirne la responsabilità sono necessarie analisi molto approfondite e complesse.

«Servono studi rigorosi di tipo statistico con analisi specifiche sulle componenti fisiche del fenomeno in questione – spiega Giulio Betti, meteorologo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e dell’AMPRO, l’associazione dei meteorologi professionisti –. Per attribuire un evento al cambiamento climatico vanno rilevati un tempo di ritorno, un’occorrenza statistica e un’intensità particolare che siano compatibili, per esempio com’è avvenuto con l’alluvione in Germania nel 2021 e adesso con l’Emilia Romagna».

Quanto accaduto ieri a Brescia è molto diverso infatti dalla situazione in Emilia, sia per la portata dell’evento e quindi delle sue conseguenze, sia per la sua estensione che per i dati che abbiamo al momento a disposizione. «L’alluvione in Emilia ha interessato un'ampia zona della regione, mentre il forte temporale di ieri è stato limitato alla provincia di Brescia, quindi una zona molta più piccola – dice Betti –. Potremmo iniziare a parlare di contributo della crisi climatica in quello che è successo ieri se avessimo dati sulla frequenza e sull’intensità del fenomeno in quelle località precise in una serie storica, come invece sappiamo per l’Emilia Romagna, per la quale infatti è ipotizzabile il contributo del cambiamento climatico, così come lo è per l’alluvione di Ischia dello scorso novembre».

Inoltre, alcune condizioni che hanno portato a eventi meteorologici estremi attuali sono state presenti anche in passato: «La differenza è che oggi il cambiamento climatico estremizza e amplifica fenomeni normali come un forte caldo e un temporale» specifica Betti. E quindi possono tradursi in periodi di lunga siccità, come la scorsa estate e quest’inverno, o in alluvioni, con tutte le conseguenze del caso. Le ha descritte un rapporto del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici intitolato «Analisi del rischio. I cambiamenti climatici in Italia», uscito nel 2020. Nel testo gli studiosi scrivono che «gli eventi estremi di precipitazione sembrano essere aumentati in tutta Italia, in accordo quindi ad un’analisi sull’aumento in frequenza di eventi estremi di pioggia estesa a tutto l’emisfero Nord». Di conseguenza le condizioni di rischio geologico, idrologico e idraulico «risultano esacerbate» a causa dell’aumento di queste precipitazioni – fatto che è atteso dagli studi sul cambiamento climatico – così come da «una crescente urbanizzazione» che ha portato all’incremento dei deflussi e alla riduzione della capacità di smaltimento da parte per esempio dei tombini e dei canali.

Se quindi da una parte c’è la necessità di migliorare le infrastrutture idriche in grado fronteggiare i periodi di siccità, dall’altra occorre adottare strategie di adattamento al cambiamento climatico che superino un approccio solamente ingegneristico, come fanno notare diversi esperti. «Bisognerebbe intervenire in modo massiccio su tutto il territorio nazionale. L’Italia è da sempre interessata a fenomeni di questo tipo, ma negli ultimi 20 anni la loro frequenza è aumentata. E bisogna adattarsi, sapendo ci cosa stiamo parlando» conclude Betti.

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