Referendum, Trentini (Sinistra): «Un deterrente per le ingiustizie»

Tra i partiti che invitano gli elettori a votare «sì» al referendum c’è Sinistra italiana. «L’obiettivo del secondo quesito – spiega il segretario provinciale Luca Trentini – mira a tutelare i dipendenti delle piccole imprese, che secondo la stima della Cgil sono circa 3.700.000 persone. Si vuole cancellare l’attuale previsione che, in caso di ingiusto licenziamento, limita a sole sei mensilità l’indennizzo che la ditta sarebbe obbligata a dare al dipendente».
Trentini è netto: «Riteniamo che cambiare questo sistema sia, da un lato, un deterrente per gli ingiusti licenziamenti e, dall’altro, dia la possibilità al giudice di poter determinare in maniera libera il danno subito dal dipendente, non fermandosi obbligatoriamente alle sei mensilità qualora i fatti richiedano un risarcimento più consistente. Questa può essere una modalità per tutelare maggiormente chi purtroppo subisce questo tipo di vessazione, ossia l’ingiusto licenziamento: votare sì a questo secondo quesito significa quindi fare in modo che il datore di lavoro sia obbligato a un congruo risarcimento a seconda di anzianità, ruolo e gravità della situazione quei dipendenti che non hanno la possibilità del reintegro, ma che vanno comunque maggiormente tutelati quando subiscono un’ingiustizia».
La stessa Corte costituzionale ha segnalato che il concetto di impresa «minore» è mutato, che va valutata anche la dimensione economica e che non è più ragionevole un limite all’indennizzo di sei mensilità. Da qui riparte il fronte del «sì». Atteso «l’immobilismo del legislatore» sul tema, per quanto riguarda le imprese fino a 15 dipendenti, la proposta del referendum punta a rimuovere il tetto massimo del risarcimento: l’indennizzo rimane senza limiti, ma restano quelli civilistici della prova del danno effettivo subito dal lavoratore per il licenziamento ingiusto, nonché la parola del giudice.
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