Provincia: nella notte il Pd sdogana le larghe intese
Sono partiti a cavallo e sono tornati a piedi, quelli dell’area Schlein. Perché l’assemblea politica tanto invocata nel Pd, ieri notte – dopo una discussione viscerale fatta di sgambetti, qualche tono vivace, strategie e sì, anche tifoserie (tra applausi e qualche «buuuu») – ha infine alzato il cartellino verde: si procede nel percorso tracciato dal segretario provinciale Michele Zanardi (che incassa così, nei fatti, un rinnovo della fiducia). Il cammino è quello che guarda dritto verso l’accordo con il centrodestra nel segno della proposta messa sul tavolo dal presidente della Provincia Emanuele Moraschini: proseguire l’azione amministrativa insieme, «attraverso la nomina di due vicepresidenti, uno espressione del centrosinistra e uno della maggioranza».
Una lunga serata
L’antifona, ieri sera, si è capita già prima del gong d’inizio, sul primo gradino che accompagna alla porta d’ingresso della sede di via Risorgimento. Ore 20.30, l’arrivo è alla spicciolata. C’è chi fa le boccacce, chi si sforza di (non) sghignazzare, qualcuno avanza facendo lo smargiasso e qualcun altro scaglia occhiatacce a destra e a manca. L’attesa della direzione provinciale genera mostri, veleni, rivendicazioni postume, analisi tardive, accuse più o meno sottotraccia, qualche «non ti permettere» strillato. Insomma, c’è serenità nel Pd. La ragione sta negli spoiler delle pre-riunioni di corrente o, meglio, dal loro verdetto. Uno, in particolare: quello dell’area Schlein. In fondo a quattro mesi e oltre di polemica bastiancontraria sull’intesa per governare la Provincia in tandem col centrodestra, al momento del dunque, per non sfracellarsi nelle sue quattro posizioni interne differenti, il team che si identifica nel nome della segretaria nazionale ha ingranato una retromarcia rinunciataria (qualcuno ha azzardato persino a bollarla come pusillanime) e ha scelto la via della porta.

Presenti per sfoderare l’arte oratoria («ci saranno conseguenze rispetto a questa scelta: il partito del futuro non è quello in questa stanza oggi»), arringando le mille ragioni di un «no» a un governissimo già ripudiato dalla lista Bene comune (ossia Sinistra italiana, Rifondazione comunista, Verdi, Movimento 5 stelle e civici); assenti l’istante del voto per non palesare formalmente una spaccatura che, negli ultimi interminabili mesi del Broletto-gate, ha fatto vivere i componenti della maxi-corrente da separati in casa. Perché a un certo punto la lotta interna (interna al Pd, ma anche interna alla stessa area Schlein) è diventata più importante di quella esterna e la situazione è sfuggita di mano. Arrivati a ieri, quindi, la situazione è precipitata e il pensiero è stato un po’ quello di Elio Vittorini: «La nostra paura del peggio (ossia la divisione palese della corrente) è più forte del nostro desiderio del meglio». Fatto sta che l’area, tirata la riga, non solo non ha combattuto la battaglia fino in fondo, ma si è spaccata ugualmente: sia Rosa Vitale (ex Articolo Uno) sia Giovanna Benini (area De Micheli) hanno infatti infine scelto di votare a favore della mozione presentata e illustrata dal segretario.
Dibattito
I big di una parte e dell’altra sono tutti in sala, i due parlamentari, Alfredo Bazoli e Gianni Girelli, hanno parlato in collegamento da Roma verso le 23.30, attorno alla mezzanotte è stata la volta di Emilio Del Bono, che fino a quel momento è rimasto tutta la sera confinato in fondo alla sala, ad ascoltare, in piedi. Ma in chiusura, prima della chiamata per il voto, ha voluto ricordare che «la neutralità dell’ente provincia aiuta le nostre amministrazioni locali».
Parole, queste, scelte anche dal segretario provinciale Michele Zanardi, che ha ricordato ai rappresentanti: «Questa scelta politica è un atto di vicinanza verso i nostri amministratori: la nostra presenza in un governo istituzionale è fondamentale per fornire risposte ai veri bisogni dei cittadini e dobbiamo poter incidere sui temi».
La mozione passa con 35 favorevoli, 2 contrari e 2 astenuti: il Pd ha il suo semaforo verde di maggioranza e il presidente Moraschini le sue larghe intese. Ma con il niet di Bene comune e l’uscita di scena di parte dell’area Schlein, certo è che i dem perdono «i compagni» di strada.
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