Provincia, il centrodestra vuole la fiducia sull’agenda

La maggioranza chiederà agli avversari l’accordo sul programma, ma c’è già chi «tifa» per lo strappo. Nell’articolo tutte le preferenze
Palazzo Broletto, sede dell'amministrazione provinciale - © www.giornaledibrescia.it
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Adesso inizia la partita più torva, che si consumerà in uno spazio (e in un gioco) sospeso tra inerzia e reazione. Il nuovo Consiglio provinciale ora ha nomi e cognomi, ma soprattutto - a differenza delle ultime volte - ha anche un vincitore: il centrodestra, scelto quasi dal doppio dei 1.964 grandi elettori (sui 2.598 sindaci e consiglieri aventi diritto) che, domenica, hanno espresso il proprio voto.

Il disequilibrio politico consegna alla maggioranza 9 seggi (dieci, contando lo scranno del presidente Emanuele Moraschini) e sette al centrosinistra con un rapporto di 1.190 preferenze a 676. Un disequilibrio politico che rende decisamente più stretta la via del campo largo.

Strategie

Cosa succede ora? Entrambe le coalizioni sono combattute e al loro interno hanno posizioni divergenti: chi vuole mantenere il «governissimo» e chi, a questo punto, vuole fare valere le differenze tra gli schieramenti. Al di là delle ambizioni di ciascuno, è chiaro che a dare le carte sia il centrodestra.

Che intende agire così: questa settimana, scriverà un’agenda politica che sottoporrà agli avversari: «Serve un nuovo programma - conferma il segretario provinciale di FdI, Diego Zarneri -: sulla base del documento, se il centrosinistra sarà d’accordo, si vedrà se ci sono le condizioni per proseguire con le larghe intese».

Come a dire: nostra la maggioranza, nostre le priorità. O dentro o fuori. Ampliando l’inquadratura, però, i militanti sono già proiettati verso l’autosufficienza politica («le larghe intese sono finite» è lo slogan sdoganato ancora a urne calde): è dunque probabile che il centrodestra possa alzare il tiro e sfidare gli avversari su temi ritenuti scivolosi. Il programma dell’ultimatum dovrebbe essere confezionato nell’arco di questa settimana, per poi passare - la prossima - alle consultazioni con le segreterie dei partiti.

Dall’altro lato, il centrosinistra sta alla finestra: «Prima del voto - ricorda il segretario provinciale del Pd, Michele Zanardi - il presidente ha detto di voler proseguire col governo istituzionale. Se chiamerà a una riflessione comune, valuteremo i presupposti». Della serie: nessun pregiudizio, ma nessuna voglia di abboccare a qualche trappola. Le domande apparecchiate sul tavolo della trattativa sono (almeno) due in questa fase. Chi, non formalmente ma realmente, distribuirà le carte nel centrodestra: il presidente o le segreterie dei partiti? Dal lato opposto, invece, di fronte al bivio di un’intesa su temi che potrebbero provocare turbolenze tra le diverse anime dell’alleanza, il centrosinistra sceglierà di tenere unita la coalizione o di stare al governo del Broletto?

Numeri

Intanto, quel che resta è qualche dato politico sugli eletti. Nel centrodestra, Forza Italia è il partito più preferenziato. La strategia di FdI si è rivelata politicamente vincente: la segreteria è riuscita a conquistare tre posti (catalizzando parte del voto civico con la corsa di Nini Ferrari), al pari della Lega alla quale non è riuscito il sorpasso. Lombardia Ideale ha puntato su un seggio, superando nei consensi nomi di peso (si è piazzata sesta, sopra Rolfi, Damiolini e Ferrari).

Nel centrosinistra Filippo Ferrari si piazza al primo posto (con uno stacco importante) sia per preferenze sia per voto ponderato. Il Pd esce dalla competizione a testa alta con 5 seggi, ma soprattutto è riuscito lo strike in città: 3 consiglieri, espressione delle altrettanti correnti, su 3 dentro. Provincia bene comune (con più consensi) e Azione confermano le previsioni, mentre sfuma l’operazione della civica Laura Castelletti: né Giampiero Bressanelli (su cui la sindaca ha scommesso) né Francesco Patitucci saranno in Aula.

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