I Millennials divisi e lontani dalla politica: uno su due non vota

È la fotografia che emerge da una indagine di Ipsos e Università Cattolica. Più sensibili gli under 28
I ragazzi sotto i 28 anni fanno sperare in un maggior interesse per la politica
I ragazzi sotto i 28 anni fanno sperare in un maggior interesse per la politica
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La società del domani guarda all’orizzonte con pessimismo e disillusione e le responsabilità della disaffezione sociale sono individuate soprattutto nella politica. È uno degli assunti che è possibile ricavare dalla ricerca di Ipsos e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore sull’interesse dei giovani verso il mondo politico. E anche se gli under 28 sembrano avere una sensibilità maggiore nei confronti dell’impegno di quelle istituzioni che prendono le decisioni sul loro futuro, la ricerca consente di cristallizzare i tanti punti di contatto tra i Millennials e la Generazione Z nella società italiana odierna. A partire da un aspetto: il rapporto con la politica.

Il quadro

Il 54% degli intervistati si è detto interessato, solo il 24% molto interessato. Ma in entrambi i casi – ed ecco il primo dato sorprendente – chi ha tra i 13 e i 28 anni alza la media della sensibilità rispetto agli over 35. Uno scenario confermato anche dalla rappresentatività dei partiti. In questo caso il 38% degli appartenenti alla GenZ ammette di non nutrire fiducia in alcuno di essi, ma tra chi ha più di 28 anni la sfiducia cresce al 52% (e va persino peggio tra le donne, al 57%). Anzi, a provare «fastidio e disgusto quando la gente parla di politica» è il 26% degli old Millennials (la media nazionale si attesta all’11%), con il 38% tra i maschi, il 36% tra i lavoratori a bassa qualifica, il 52% di quelli in difficoltà economica e il 58% ad alta marginalità sociale. Mentre tra la GenZ è solo il 3%.

Divisioni sociali

Il motivo? Si è creata una frattura tra popolo ed élite, percepita come sempre più asfissiante. Alla domanda se «gli interessi della classe politica sono in contrasto con il benessere della gente comune» ha risposto affermativamente addirittura l’84% di chi ha tra i 35 e i 43 anni e il 69% della GenZ.

Uno scollamento sociale che si traduce nell’allontanamento dalle urne: tra gli old Millennials è addirittura il 62% a non aver votato, ben oltre la media nazionale che si attesta al 53%. Ma sono ancora una volta i più giovani, tra i 18 e i 28 anni, a credere nella politica più della generazione precedente. Tra essi, infatti, «solo» quattro su dieci hanno risposto di non aver votato. Eppure tutti vivono in una bolla di generale pessimismo, persino chi svolge il proprio ruolo di cittadino attivo: le cose vanno «nella direzione sbagliata» per il 66% della GenZ e per il 74% degli old Millennials, che valutano negativamente la situazione economica dell’Italia più della media e si aspettano di più un peggioramento. Non solo: considera «la società italiana ormai guasta» il 77% degli dei 35-43enni e il 51% degli under 28. Come a dire, «siamo nati in ginocchio». Clima, lavoro, pensioni, famiglia: sono questi i temi che più angosciano milioni di giovani in tutta Italia. E di fronte alle domande avanzate alla classe dirigente viene percepito solo silenzio o risposte evasive, non esaustive.

C’è comunque qualche spiraglio di luce in fondo al tunnel: in un drammatico scenario di incertezze geopolitiche e di venti di guerra, le nuove generazioni si sentono ancora europee e democratiche. I più giovani considerano infatti positiva l’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea (63% della GenZ). Non vale lo stesso per gli old Millennials (solo il 30% è favorevole). E a considerare l’arrivo di Trump una “cattiva notizia” per l’Europa e il mondo è il 50% della GenZ ma il 33% degli oMill.

«Democrazia malmessa»

C’è un ultimo dato, abbastanza inquietante, che emerge dalle risposte raccolte da Ipsos e Unicatt: secondo un Millennials (giovani e adulti) su due «la democrazia oramai funziona male, è ora di cercare un modo diverso per governare l’Italia», ma si arriva al 78% tra gli old Millennials ad alta marginalità. Tra la GenZ è d’accordo solo il 34%. Un segno dei tempi da tenere comunque monitorato. Perché i pericoli per la democrazia sono dietro l’angolo, in particolar modo in questo momento storico. 

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