Gli ex sindaci: «L’impegno politico dei giovani ricominci dal locale»

Entrambi sono stati sindaci di Brescia, entrambi sono punti di riferimento nelle rispettive compagini, ma soprattutto entrambi hanno iniziato il loro percorso nei movimenti giovanili. E, infatti, Emilio Del Bono (Pd, oggi vicepresidente del Consiglio regionale) e Adriano Paroli (Forza Italia, oggi senatore), sulla genesi di questa crisi ormai cronica che sta attraversando i partiti, danno pressoché la stessa risposta: l’unica ripartenza possibile, che è anche – a loro parere – l’unica ripartenza efficace, sta nella dimensione locale, perché è lì che si forma e si plasma l’impegno utile.
Le scuole di partito
Lungo il cammino di entrambi, però, ci sono state le scuole di partito, che (attenzione) non erano cicli di convegni, ma scuole di pensiero che stimolavano ad avere visione e valori. «Oggi purtroppo abbiamo dismesso l’educazione alla democrazia, che passa dal confronto – spiega Del Bono –: stare in un partito, quando io ho iniziato il mio percorso, era una grande opportunità perché significava imparare da chi ne sapeva di più».
Anche l’approccio iniziale era differente: «Chi arrivava si sentiva accolto perché l’associato lo presentava alla comunità: questo dava valore alla persona, non al numero di tessera. Certo – prosegue Del Bono – oggi l’agorà è cambiata, c’è quella virtuale, ma non bisogna venir meno alla formazione del pensiero. Serve un approccio più scientifico e di visione e meno propagandistico, una pedagogia pubblica».
L’ingresso in Consiglio comunale
Paroli ricorda il suo ingresso in Consiglio comunale: «Era il ’91, si andò al voto anticipato e il mondo cattolico chiese e auspicò un impegno in prima fila, nelle liste, dei giovani. Ma tutti arrivavamo da esperienze di impegno sul campo, non certo da zero». Cosa è capitato poi? «Il consumismo della vita – rimarca Paroli – è diventato anche consumismo politico: si vuole tutto subito o si cambia». E questo fa perdere il tempo per l’analisi e de-responsabilizza. Aggiunge il senatore: «Il mordi e fuggi ha alimentato una fascinazione personalistica, sulla persona, sul leader, non più su visione e contenuti: per questo la chiave locale è quella da cui ripartire, è il luogo per eccellenza in cui porre dei temi e studiare».
Entrambi tirano la stessa riga: «Tifoserie e propaganda interessano sempre meno, i giovani lo stanno dimostrando. Sta ai partiti cogliere il messaggio e l’occasione per migliorarsi e tornare ad essere necessari, con la consapevolezza di non essere autosufficienti».
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