Dall’ex caserma Papa a Magazzini generali, Ospedalino e Musil: cosa succede a Brescia

Ce ne sono alcune che ormai sono entrate negli annali e si trascinano addirittura dal vecchio Piano regolatore. Altre si muovono seguendo l’onda delle regole del mercato, altre ancora sembrano poca cosa, ma vanno a sistemare lunghe e rognose magagne per chi in quella specifica zona abita e lavora. Tutte, dalle più contestate alle più auspicate, hanno però una caratteristica comune: portano «in dote» aree verdi, servizi e opere preziose per i quartieri.
A scegliere quali è la Loggia che, attraverso piani attuativi e convenzioni urbanistiche che regolano le trasformazioni di aree private, spicchio dopo spicchio compone un puzzle di interventi pubblici (dalle ciclabili ai parcheggi, dalle fasce di mitigazione ai parchi, da nuove strade ai marciapiedi) spesati con gli oneri di urbanizzazione: un tesoretto che «vale» oltre 5,3 milioni di euro. Così, seguendo le interlocuzioni e i provvedimenti firmati dall’assessora Michela Tiboni negli ultimi otto mesi, si riesce a scorgere cosa succederà in città. Tra punti fermi e opportunità alla finestra.
Punti fermi
Partiamo dai grandi vecchi. Per l’ex caserma Papa c’è il progetto definitivo: diventerà la casa di Motorizzazione, Dogane e Guardia di finanza che, oltre agli uffici, avrà a disposizione anche alloggi. L’operazione, che ha un preventivo di 39 milioni di euro, consentirà allo Stato di risparmiare 1,7 milioni di euro l’anno di affitti. L’appalto per bonifiche e demolizioni è già stato espletato: «Entro fine anno - spiega Tiboni - potrebbe partire la realizzazione del progetto, che andrà a sistemare via Franchi».
Cambio di scenario: ex Magazzini generali. Nella cittadella incastrata nel quartiere don Bosco si procede (seppur lentamente): si riparte dai percorsi di collegamento del parco sia verso l’ingresso agli ex Magazzini sia verso via Ischia, sia verso il campo sportivo. Ma l’ultima novità riguarda la vendita dell’area su via Salgari, dove l’ipotesi prediletta è la realizzazione di un hotel. Restando in zona via Dalmazia - via Orzinuovi, l’ex Pietra è all’asta per 5,4 milioni di euro, mentre per lo scalo merci Piccola velocità saranno investiti da Rfi e Teralp 120 milioni di euro: il vicesindaco Federico Manzoni è al lavoro con Rfi.
Scenari
Ci sono poi i giganti sospesi o mai nati, quelle opere di cui si parla da oltre vent’anni e il cui destino non si concretizza mai, tornando sempre al punto di partenza. Un esempio? Due.
L’ex Ospedalino Umberto I di via Vittorio Emanuele ha chiuso le porte nel 1998. Quattro piani in centro città, 6.250 metri quadrati in tutto: all’inizio era stato presentato un progetto che lo trasformava in uffici, negozi e appartamenti, ma poi è stato accantonato. Quindi, l’idea (che aveva incassato il cambio di destinazione d’uso) di trasformarlo in una sorta di college: mono e bilocali con aree studio e zone comuni. E proprio quest’ultima strada, quella dello studentato «è tornata in auge nelle ultime settimane, ma stiamo a vedere» dice cautamente l’assessora.
Più complicato il dossier Musil: l’obiettivo è spacchettare l’opera dall’intervento e dalla vicenda di Basileus (che ora è in liquidazione volontaria). «Sono in corso delle interlocuzioni per capire come procedere per escutere la fidejussione. A quel punto sarà il Comune a realizzare il Museo dell’industria e del lavoro: bisognerà però rivedere il progetto, perché a questo punto i fondi a disposizione non sono più sufficienti. Certo è - chiarisce Tiboni - che un’opera di urbanizzazione secondaria lì va realizzata, perché è prevista e c’è chi ha investito su quel comparto anche per la sua presenza: non si può prescindere da una funzione forte che faccia vivere lo spazio e che catalizzi lo sviluppo del quartiere».
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