Vince l’unità, perde la destra estrema: il voto in Umbria ed Emilia

L’esito delle elezioni regionali mostra il bisogno di una politica nuova di progetto, connessa ai territori e attenta alle fragilità sociali e ambientali
Stefania Proietti alla vittoria delle elezioni regionali - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Stefania Proietti alla vittoria delle elezioni regionali - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Nel voto regionale in Emilia Romagna e Umbria vince l’unità, la serietà dei candidati e il realismo dei progetti con un Centrosinistra unito e vicino ai territori. Perde la politica «sguaiata» di Bandecchi e indebolisce la «strategia di sommatoria» della destra con una grande fuga degli elettori che sembra penalizzare più la destra della sinistra.

Ma l’astensione permane oceanica e forte in entrambe le regioni e andrà analizzata e approfondita per capirne le cause profonde e per avviare azioni di coinvolgimento e inclusione, possibilmente super-partes e presto per riavvicinare la politica ai territori.

In Emilia Romagna votanti al 46%, ossia 21 punti meno del 2020, una frana, pur comprensibile dopo le ripetute alluvioni e la distanza del Governo.

In Umbria hanno votato circa 100.000 elettori in meno rispetto alle ultime elezioni regionali passando dal 64% del 2019 al 52% di questa tornata. La destra perde circa 90.000 voti mentre la sinistra aumenta circa 16.000 voti.

Questi primi fondamentali dati già spiegano molto del significato di un voto che mostra che i vincitori sono quelli che perdono meno votanti e se uniti. Nonostante i Cinque stelle perdano ancora per il tradizionale mancato «radicamento territoriale», il traino del Pd unisce e vince ma con un forte impulso del civismo seppure più evidente in Umbria che in Emilia Romagna che deve insegnare qualcosa essendo «molecolare e diffuso».

Un esito che spingerà Conte ad accelerare la «rivoluzione interna» per allontanare quella «esterna di sganciamento» dal centrosinistra e dal Pd. Vincono in entrambe le regioni un disegno di sviluppo e credibilità di una visione di medio-lungo termine e con candidati competenti e affidabili oltre che inclusivi.

In Emilia Romagna non sembra aver pesato la vicenda degli scontri bolognesi con la polizia e la manifestazione delle 300 camicie nere e sono stati sconfitti gli «sciacallaggi» sulle alluvioni. Il popolo emiliano-romagnolo guarda al concreto e ai progetti così come il popolo umbro. Elly Schlein è rafforzata nella sua strategia di medio termine e in preparazione dei prossimi appuntamenti nel 2025 con altre Regioni che vanno al rinnovo.

Fallisce il progetto di Salvini di una Lega Nazionale e molti suoi voti «scivolano» verso Fratelli d’Italia, mentre guadagna più consensi della Lega anche Forza Italia. Nel complesso perde la destra estremista e sguaiata del Bandecchi «trumpizzato» ternano che non riesce a stimolare alcun voto aggiuntivo e anzi probabilmente li fa perdere e che dovrà far riflettere la destra su «ammucchiare acchiappavoti» che fanno perdere in identità e omogeneità e dunque in credibilità, che si rivelano fondamentali per una attrattività di medio-lungo termine. Hanno certo pesato il double failure su «Autonomia Differenziata» e Sanità in «lista d’attesa».

Guardando ad un orizzonte nazionale del voto abbiamo la crescita del Pd che dovrà tuttavia rinforzare l’allargamento ai diversi partner (dai Cinque Stelle a Alleanza Verdi & Sinistra fino ad Azione e Renzi) e allearsi con il resto dell’opposizione probabilmente attraverso il collante estensivo, costruttivo e progettuale del civismo. Avendo ora il compito di valorizzare in particolare un’ala centrista tra Calenda e Renzi senza la quale non si vince, costruendo un «progetto» di medio-lungo termine ma anche guardando ad una «cessione di sovranità» al Civismo che attrae nel mare dell’astensione e dei giovani.

Dall’altra parte la Lega Nazionale di Salvini che cede consensi a FI e FdI sembra destinata a tornare ai territori e che però in questo modo mette in discussione la sua leadership con in campo nuovi leader tra il Veneto di Zaia e il Fvg di Fedriga che scalpitano per «avanzare».

Meloni che nel complesso non sembra indebolirsi ma forse – in parte – si rafforza dovrà guardare con più attenzione all’omogeneità della propria coalizione e certo al tema divisivo della «autonomia differenziata» che non unisce e non attrae voti soprattutto al Centro sud oltre il proprio perimetro.

Nel complesso l’esito del voto regionale mostra il bisogno di una politica nuova di progetto e connessa ai territori a contrasto delle loro tante fragilità sociali e ambientali affidabile e credibile per riportare al voto e alla partecipazione oltre la metà degli italiani. Il rilancio di De Pascale neo-presidente dell’Emilia Romagna ad un «Patto Repubblicano» con il Governo andrebbe versato ben oltre le questioni ambientali: Meloni saprà raccogliere la sfida «collaborativa» sui grandi temi dall’ambiente alla sanità alla scuola, alla competitività?

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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