Le prove della democrazia: storia, guerra e coscienza

Quale è lo stato di salute della democrazia? Il 25 aprile, con le notorie diatribe, si è celebrata la festa della Liberazione dal regime nazifascista. Il 28 maggio ricorrerà l’anniversario della Strage fascista di Piazza della Loggia, sulla quale si continua ad indagare e che pesa sull’attualità.
In mezzo, la Festa del lavoro, il primo maggio, scandita dalla quotidiana trafila di incidenti e morti: denunciano la precarietà dell’organizzazione dell’attività lavorativa e l’urgenza di porvi rimedio; il 9 maggio l’anniversario dell’uccisione di Aldo Moro, da parte delle Brigate Rosse: cambia il corso della storia politica del nostro Paese e continua a presentare lati oscuri sulle trame che innescarono il rapimento, gestirono la prigionia, decisero l’assassinio.
Altro avvenimento di grandissimo impatto mondiale: l’8 maggio l’elezione di Leone XIV, il 267esimo papa della Chiesa cattolica, dopo la morte, a Pasqua, di Francesco, gesuita, venuto dall’Argentina per imprimere una svolta aperturista al papato.

Cambia un protagonista della scena mondiale: Robert Francis Prevost, primo pontefice nato negli Stati Uniti in una famiglia di migranti, agostiniano, per un ventennio missionario in Perù, entrato in Conclave da capo del delicato dicastero mondiale dei vescovi, eletto velocemente a sorpresa, a stragrande maggioranza. Il tutto in uno scenario globale che vede la Russia continuare e allargare la sua invasione dell’Ucraina e Israele non cessare ma approfondire la guerra per il dominio di Gaza, suscitando prese di distanza decise anche da parte di storici alleati. Mentre ogni giorno Trump rivendica le sue primazie, sposta le carte in tavola e lascia sempre più sola l’Europa a gestire costi ed azioni della sua presenza internazionale.
La salute della democrazia occidentale appare gracile e si fa strada l’idea che non sia idonea ad affrontare i riassetti globali in atto. Meglio un potere accentrato nelle mani di un leader, che decide autonomamente, alla giornata, di come muovere, a suo immediato vantaggio, le pedine sulla scacchiera? Che ce ne facciamo di una democrazia partecipativa, che non partecipa, e che viene schiacciata da regimi che si infiltrano nelle sue regole per abbatterla? Primo maggio, Strage di Piazza Loggia, assassinio di Aldo Moro, 25 Aprile sono lì a raccomandare di non disperdere le energie, anzi di assumere l’impegno di farsi carico di una rifondazione che parta dalla consapevolezza della storia passata.
Riconciliare il mondo realizzando la pace è l’appello incessante di Leone XIV. Il successore di Pietro e Paolo si mette decisamente in campo, volendo evitare di essere strumentalizzato dentro percorsi sterili e interessati di incessante prosecuzione dei conflitti, scatenati puntando sul fatto compiuto della potenza delle armi e sulla sconfitta dei più piccoli e più deboli. Impresa ardua, resa ancora più complessa se la nostra coscienza collettiva non è disponibile a farsi carico dei costi che comporta a breve e lungo raggio. A dire, ancora una volta, che siamo artefici dei destini che realizziamo.
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