Merz: due mesi di annunci, ma la stabilità è ancora lontana

Stefano Vastano
Il neo cancelliere tedesco ha promesso di restituire alla Germania il ruolo di locomotiva economica, ma per ora resta solo una speranza, anche perché la coalizione al Governo non è per nulla stabile
Friedrich Merz - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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«Benessere per tutti!». Questo lo slogan con cui Friedrich Merz è stato eletto, alle politiche dello scorso febbraio, come il decimo cancelliere della Repubblica Federale. Insediatosi al Bundestag, il Parlamento di Berlino il 6 maggio scorso, il nuovo Kanzler della Cdu ha promesso ai suoi 83 milioni di concittadini di tutto e di più.

Ma principalmente, per citare l’orgoglioso obiettivo del suo governo, di rifare del colosso tedesco «una locomotiva economica a cui tutto il mondo guardi con meraviglia». Negli ultimi due anni in effetti l’economia tedesca si è avvitata in una grave recessione: basti dire che, nel primo trimestre 2025, l’industria del «made in Germany» dava lavoro a 5,46 milioni di dipendenti, 100mila in meno dell’anno scorso. Specie le quattroruote tedesche sono state colpite in pieno dalla crisi, e a fine marzo i dipendenti nel settore erano 734mila, 45mila in meno rispetto al marzo scorso.

Per rilanciare la «locomotiva» tedesca, Merz e la sua nuova coalizione con i socialdemocratici della Spd hanno varato un ampio piano di investimenti in infrastrutture ed agevolazioni fiscali, alle imprese e ai privati. In ballo ci sono 150 miliardi da destinare a nuove infrastrutture già nell’arco di questa legislatura. Un boom di investimenti che, nei prossimi 12 anni, dovrebbe crescere sino ai 500 miliardi.

L’altra promessa del 69enne Merz è quella di «mehr Sicherheit», più sicurezza. Insieme al suo ministro degli Interni, Markus Söder, il presidente della Csu bavarese, il governo di Berlino ha dato una stretta alla migrazione, con più controlli e respingimenti alle frontiere tedesche.

Anche per il futuro della Bundeswehr, l’esercito tedesco, Merz ha promesso più investimenti, e di trasformarlo «in uno degli eserciti più forti d’Europa». Tutti piani ed annunci che spiegano perché, nei primi due mesi al governo, Friedrich Merz ha conquistato la fiducia dei tedeschi: già oggi, secondo i più recenti sondaggi, il 57% degli interpellati valuta positivamente il lavoro fin qui svolto. Il suo problema è che però solo il 39% si dichiara altrettanto soddisfatto della «Große Koalition», e cioè dell’ennesima coalizione di governo fra Cdu e Spd.

Markus Söder - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Markus Söder - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Questa al governo di Berlino è infatti la quinta alleanza dei due tradizionali partiti popolari. Con la notevole differenza che, se nei primi anni Sessanta le «Grandi coalizioni» fra Cdu e Spd godevano al Parlamento di forti maggioranze, oggi il governo Merz si regge su una risicatissima maggioranza di 328 parlamentari (il 52% dei deputati al Bundestag). Oltre che labile – i più cinici giornalisti l’hanno ribattezzata «KleiKo», «la piccola coalizione» – il governo Merz si sta rivelando molto litigioso.

I cristiani democratici e i socialdemocratici sono in conflitto sul tema del salario minimo, che la Spd vorrebbe salisse a 15 euro. Litigano se reintrodurre o meno la leva obbligatoria (abolita in Germania nel 2011); o se ridurre il «Bürgergeld», il reddito di cittadinanza. Il presidente della Spd dal canto suo, il 47enne Lars Klingbeil è il vicecancelliere di Merz, nonché ministro delle Finanze, ed è un politico assai ambizioso.

Lars Klingbeil - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Lars Klingbeil - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Nonostante la catastrofe alle elezioni di febbraio, in cui la Spd ha raccolto il 16,4% dei voti, il peggiore risultato dal 1948, la sua Spd controlla ben 7 dicasteri nel nuovo governo. Eppure, al recente convegno della Spd, Klingbeil è stato sì rieletto – insieme a Bärbel Bas, il ministro del Lavoro – co-presidente della Spd, ma con il 65% dei voti, altro record negativo nella storia della Spd. E la serie dei numeri dell’orrore non finisce qui per la Spd: oggi solo il 30% dei tedeschi si dice soddisfatto del ministro Klingbeil. E se domenica prossima andassero a votare, appena il 13% darebbe il voto alla Spd. Forse la domanda del quotidiano «Bild» suonerà troppo drastica: «Ora Merz dovrà salvare anche la Spd?». Ma di sicuro la nuova coalizione al governo di Berlino così stabile non è.

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