Il delitto di Afragola: lo sguardo scientifico del mediatore

La triste vicenda del delitto di Afragola, vittima Martina Carbonaro, la quattordicenne uccisa brutalmente dall’ex ragazzo, i video della madre di lei su TikTok che si fa testimonial di un hot dog dedicato alla figlia, rendono istintiva e scontata una fortissima perplessità. Al mediatore questo non è concesso. Il mediatore deve trovare sempre un modo di guardare le cose senza giudicare, in modo neutro, asettico, scientifico, antropologico.
Da questa osservazione asettica arriva, spesso, la visione chiarificatrice del «guasto» nell’ingranaggio della progressione degli eventi conflittuali e quindi la possibilità di un aiuto concreto. Come può arrivare a farlo? Prima di tutto accettando la fragilità della propria stessa natura e, di conseguenza, sentendosi fratello di chiunque si trovi al suo cospetto. E poi attingendo alla ricchezza intrinseca della sua formazione, composita, nella quale convivono in modo armonico la psicologia, la sociologia, il diritto e la filosofia, il che gli consente di inserire la realtà ed i vissuti dei mediandi dentro a confini precisi, relazionali, culturali, miti e lealtà familiari.
Uno strumento di precisione fenomenale per questo lavoro maieutico è il Genogramma o, meglio ancora, il Genosociogramma come perfezionato da Anne Schützenberger (1919–2018), la psicoterapeuta che ha sviluppato una metodologia perfetta per indagare i legami tra il nostro passato familiare ed il nostro presente. (Consiglio la lettura del testo base: «La sindrome degli antenati»). Pure Jung era arrivato a queste conclusioni: «Mentre lavoravo al mio albero genealogico, ho compreso la strana comunione di destini che mi lega ai miei antenati. Ho la forte impressione di essere sotto l’influenza di cose e problemi che furono lasciati incompleti o senza risposta da parte dei miei genitori, dai miei nonni, dai miei bisnonni e altri antenati. Mi sembra spesso che ci sia in una famiglia un karma impersonale che si trasmette dai genitori ai figli».
Con il genosociogramma si crea una rappresentazione grafica trigenerazionale dei legami familiari, arricchita da informazioni dettagliate su eventi, relazioni, dinamiche emotive, aborti, lutti, separazioni, delitti, eventi e segreti di ogni tipo. Influenze inconsce, lealtà invisibili, traumi e segreti non elaborati, sepolti nell’inconscio familiare come in una cripta emergono alla luce del sole e prendono la forma di fantasmi psichici che influenzano il comportamento dei discendenti di generazione in generazione fino a quando non vengono riconosciuti da qualcuno ed affrontati.
«Le esperienze, i traumi e le emozioni dei nostri antenati sono inscritte nel nostro inconscio e influenzano profondamente la nostra vita. È essenziale riconoscere e comprendere questi legami nascosti per poterli integrare e liberare il nostro potenziale» – ricorda Schützenberger. Ecco, io voglio continuare a guardare ogni famiglia in questo modo anche a quella di Martina Carbonaro e tutti gli attori disperati e violenti della vicenda con l’occhio benevolo dell’archeologo, del regista di uno psicodramma che scava fra le radici del loro albero genealogico e trova la chiave ossidata e sporca che da un senso ad ogni cosa.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
