«Dall’Ucraina al Mercosur il peso dell’Italia in Europa»

Nei giorni scorsi, il vertice sull’Ucraina di Berlino e il Consiglio europeo di Bruxelles hanno scandito una settimana di politica internazionale particolarmente rilevante, nel corso della quale l’Italia ha contribuito in modo determinante a orientare alcune delle principali decisioni in materia di politica estera, commerciale ed economica. Dossier diversi, ma uniti da un filo conduttore chiaro: la tutela dell’interesse nazionale all’interno di un quadro di piena responsabilità euro-atlantica. Scelte che, non secondariamente, producono ricadute concrete anche su territori produttivi come quello bresciano.
Il primo passaggio significativo si è registrato lunedì a Berlino, durante il vertice straordinario dedicato al sostegno all’Ucraina. In un contesto segnato da sensibilità differenti tra gli Stati membri, ha prevalso una linea di equilibrio e realismo: il pieno coinvolgimento degli Stati Uniti nella strategia occidentale resta un pilastro imprescindibile. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha sostenuto con forza questa impostazione, ribadendo che il sostegno a Kiev non può prescindere da un solido coordinamento transatlantico. Una posizione che rafforza la credibilità dell’Europa e contribuisce a evitare fughe in avanti che rischierebbero di indebolire il fronte comune.
Si tratta di una scelta coerente anche sul piano economico. I dati sull’export provinciale diffusi nei giorni scorsi confermano quanto il mercato statunitense sia strategico per il sistema produttivo bresciano, in particolare per la manifattura e la meccanica avanzata. Pur nella consapevolezza dell’impatto che la questione dei dazi può avere su alcuni comparti, mantenere un rapporto solido e affidabile con Washington non rappresenta soltanto una scelta geopolitica, ma una garanzia di stabilità per migliaia di imprese e lavoratori del nostro territorio.
Il secondo dossier riguarda il rinvio del negoziato sul Mercosur. La decisione di prendersi tempo - si parla di circa un mese - va letta come un segnale di attenzione verso le legittime istanze del mondo agricolo italiano. Il Governo ha chiesto e ottenuto che le preoccupazioni degli agricoltori, in termini di tutela delle produzioni, reciprocità delle regole e sostenibilità, vengano affrontate con maggiore chiarezza.
Anche in questo caso, la linea seguita è quella del dialogo e della responsabilità: nessuna chiusura ideologica, nella consapevolezza delle opportunità che possono derivare dall’accordo, ma la ferma volontà di evitare penalizzazioni per le filiere locali, comprese quelle bresciane.
Infine, nella notte a Bruxelles, l’Unione europea ha compiuto una scelta significativa sul sostegno finanziario all’Ucraina, optando per lo strumento del prestito anziché per l’utilizzo diretto degli asset russi congelati. Una soluzione fortemente sostenuta dall’Italia, che consente di continuare a supportare Kiev senza aprire rischi giuridici e politici difficilmente controllabili. Una scelta prudente, che non volta le spalle all’Ucraina e prepara il terreno alla fase della ricostruzione.
È proprio su questo fronte che si apre una prospettiva concreta per la nostra provincia. Nel corso del mio recente viaggio in Ucraina ho avuto modo di confrontarmi con le istituzioni locali sul tema della ricostruzione. La priorità resta il raggiungimento di un accordo di pace solido e duraturo, ma l’auspicio è che si possa presto avviare una nuova fase che richiederà competenze industriali, capacità manifatturiere e know-how tecnologico: ambiti nei quali le imprese bresciane possono svolgere un ruolo da protagoniste, anche grazie al sostegno dei finanziamenti europei.
Una visione che, anche in questo caso, coniuga solidarietà internazionale e sviluppo economico, rafforzando la credibilità dell’Italia a livello internazionale e producendo ricadute positive per territori virtuosi come il nostro.
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