Da ovest a est, anche il presunto certo pare incerto

Alzi la mano chi non avverte un panorama di grande confusione sullo scenario politico nazionale ed internazionale. Le elezioni che si sono susseguite in Francia, Inghilterra e Germania, i disequilibri in Spagna, la lunga corsa verso le elezioni di novembre negli Stati Uniti macchiata dal sangue dell’attentato a Trump e terremotata dalla rinuncia alla candidatura di Biden, la guerra russa in Ucraina e quella israelo-pelestinese, gli equilibri europei alla verifica di un possibile scenario di distacco degli Usa, la Cina che gioca la sua partita e le nazioni non allineate che tendono ad allinearsi in chiave antiamericana, narrano di un mondo che fra qualche mese difficilmente sarà ciò che è stato.
L’onda populista e di destra pare essersi infranta in Francia grazie ad una scelta strategica di elezioni politiche anticipate di Macron e di desistenze programmate anti Le Pen, che non pare offrire però soluzioni immediatamente praticabili di governo attivo. Bloccata la destra, il presidente francese prova a ricostruire una sua centralità politica. In Inghilterra le elezioni anticipate non solo non hanno frenato la caduta dei conservatori ma hanno consegnato alla sinistra una storica vittoria.
E in Italia? Vinte le elezioni europee la Meloni ha cominciato a pagare dazio ad uno scenario che mescola diversità della sua composita alleanza di centrodestra e difficoltà rispetto agli equilibri continentali. Non manca chi sostiene che siamo solo alle premesse: il piatto forte saranno i prossimi conti finanziari da far quadrare. Se ascoltiamo i portavoce della maggioranza non siamo mai stati tanto bravi, per i partiti di opposizione il disastro si fa ogni giorno più pesante e destinato a durare nel tempo se non si inverte rapidamente la rotta.
Delle elezioni politiche francesi le sinistre si prendono la possibilità di bloccare le destre, dando vita però da noi non ad uno scenario di desistenze ma ad un’alleanza su alcune questioni programmatiche di spessore, che consentano di impostare un’alternativa attività di governo. Problematico a realizzarsi stante la molteplicità e le diversità dei soggetti in campo.
Non tranquilla la situazione del centrodestra meloniano. Vero che, a meno di elezioni politiche anticipate volute da loro per questioni di quadratura degli scenari costituzionali, o di rotture leghiste non programmate, per alcuni anni hanno la certezza della maggioranza istituzionale. Però la Meloni ha presente la situazione dei predecessori vincenti, repentinamente trasformati in rovinosi perdenti.
Se la situazione economica si fa realmente pesante per le famiglie e la competizione con il popolarissimo presidente Mattarella assomma la vicende del referendum sul premierato con quelle della natura del sistema democratico e dell’autonomia differenziata, la Meloni può veder alimentarsi un senso di isolamento, accresciuto dai difficili rapporti europei. Anche il presunto certo pare incerto. La Meloni tiene ancora nelle mani il mazzo delle carte, ma conta come le distribuirà nei prossimi mesi.
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