Centrodestra, perché per il 2028 a Brescia serve un civico

avv. Paolo Botticini
A metà della consiliatura, si inizia a discutere di possibili candidati e sulle possibilità di loro elezione a sindaco della città
Palazzo Loggia, sede del Consiglio comunale di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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A metà dell’attuale consiliatura, l’ultimo anno sarà come prassi di campagna elettorale, si inizia a discutere di possibili candidati e sulle possibilità di loro elezione a sindaco della nostra città.

Il centrosinistra

La sinistra, al momento, parrebbe intenzionata a ripresentare la sindaca Castelletti, i mal di pancia di Giunta e tra i partiti della sua coalizione sono assorbiti dalla realpolitik e dalla debolezza del Pd. Crea scontento e può non piacere, ma l’attuale Sindaca sta rimodellando una nuova geografia nel modo di gestire la città che potrebbe ben dare come esito la sua riconferma. Restano le incognite della reale condivisone di tale disegno da parte del Pd e dell’attualità o meno del traino della popolarità dell’ex sindaco Del Bono, il cui peso elettorale personale è stato determinante per la sinistra vincente del 2023.

La sindaca di Brescia, Laura Castelletti - © www.giornaledibrescia.it
La sindaca di Brescia, Laura Castelletti - © www.giornaledibrescia.it

I dubbi a destra

Nel campo opposto la prospettiva non è ancora stata esplicitata. Ricorrono due tesi, che il candidato sindaco sia di espressione partitica oppure che il centrodestra vada a «pescare» nella società civile. A mio parere la prima ipotesi sconta delle difficoltà di fondo: in primis l’attuale gerarchia dei partiti della città presenta una graduatoria in cui nessun soggetto può considerarsi il «primus inter pares» (peculiarità specifica rispetto alla Provincia).

Inoltre, tale indicazione può portare con sé ingerenze partitiche dei livelli regionale e nazionale. Tale dipendenza è mal accettata da una parte dell’elettorato di centrodestra che nelle elezioni locali delle città capoluogo tende in modo sempre più consistente a virare verso un voto civico-moderato, non ideologico. Si aggiunga il tema del forte astensionismo che non guarda in faccia a nessun schieramento.

Esponenti del centrodestra bresciano - © www.giornaledibrescia.it
Esponenti del centrodestra bresciano - © www.giornaledibrescia.it

Al momento, poi, il centrodestra – senza offesa per nessuno – non pare avere un personaggio politico di spicco e carisma tali da poter interpretare da protagonista, e in modo convincente, sia la sfida elettorale che le aspettative delle diverse sensibilità della città. Sentire comune espresso dal ceto medio, professionale, dei commercianti e dei piccoli imprenditori, inclusivo anche delle aspettative delle fasce sociali più deboli e delle periferie cittadine (dove anche il centro è ormai diventato periferia). Tutti ambiti che stanno maturando una montante disillusione verso l’attuale amministrazione.

Altrettanto evidente appare la necessità da parte del centrodestra di attrarre voti al di fuori del suo naturale recinto elettorale. In tale ottica, il centrodestra deve riscrivere la narrazione della città e delle sue necessità, che non corrispondono alla realtà patinata ed edulcorata creata dalla «macchina di propaganda» municipale. Serve una prospettiva capace di indicare come cambiare l’attuale modo di gestire Brescia.

La strategia

Premesso che il sistema Brescia (inteso come erogazione di servizi) funziona da sempre indipendentemente dal sindaco e dalla maggioranza che lo sostiene, ciò su cui il centrodestra deve focalizzarsi sono le «sacche di spesa» e le decisioni politicamente interessate (spesso ideologiche), di cui la sinistra fa abbondante uso e consumo, che alimentano un sistema di governo – e sottogoverno – che sta diventando endemico in molti settori della vita cittadina. Tale forma di governo, fortemente improntata ad organizzare la vita collettiva e l’intrattenimento, si contrasta evidenziando le spese che la sostengono ma anche indicando come tali somme – uscite dalle tasche dei cittadini – possano essere utilizzate in modo diverso a favore della qualità della «vita reale» dei bresciani.

A Brescia si voterà nel 2028 per il nuovo sindaco - © www.giornaledibrescia.it
A Brescia si voterà nel 2028 per il nuovo sindaco - © www.giornaledibrescia.it

Deve poi essere reimpostato un modello municipale (in primis culturale) di città partecipata basato sulla «libertas civilis» che metta al centro la par condicio sia tra i cittadini che tra i corpi intermedi, associazioni e soggetti che vogliono partecipare, ed essere protagonisti, allo sviluppo della vita di Brescia. L’ideologia, e la rincorsa alle tendenze urbane e culturali di moda tra le élite progressiste, vanno lasciate tutte a questa sinistra e alle sue propaggini.

Occorre ritornare al concetto di civitas di tutti e non di pochi che – una volta ottenuto il consenso elettorale – impongono alla città la loro visione ideologica e culturale. Serve sparigliare, coinvolgendo direttamente le persone e i soggetti delle realtà sociali non ancora assorbite nel sistema «simil-emiliano» costruito nel tempo a Brescia dalla sinistra dando vita ad un’«Alleanza», o «campo largo civico», che possa sfidare una sinistra che – nei metodi e nei contenuti – oggi a Brescia ha poco a che vedere con l’Amministrazione di centrosinistra moderato che ci ha governato (per molti versi anche bene) nel precedente decennio.

Un candidato civico

Per realizzare questo schema il centrodestra che, davvero, ambisca a «cambiare le cose» necessiterebbe di un candidato proveniente della società civile, indipendente, capace di indicare una piattaforma di governo civico e popolare che guardi solo al bene comune della comunità, e al futuro di Brescia. Un candidato a cui la sinistra, come da sua usuale prassi, non possa opporre il preconcetto storico-ideologico della sua provenienza o passato politico. Un candidato che possa invogliare il blocco elettorale moderato e civico – ago della bilancia elettorale – a restare unito, smettendo di consegnare a «scatola chiusa» il proprio voto a sinistra.

Con una «scelta civica» il ruolo (essenziale) dei partiti del centrodestra non ne sarebbe in alcun modo ridimensionato, anzi ne uscirebbe rafforzato e vincente in prospettiva futura. Senza scelte coraggiose e illuminate, prese per tempo, nel 2028 sarà difficile per il centrodestra avere chances per strappare Brescia a questa sinistra, seppur acciaccata e perennemente litigiosa tra le sue componenti.

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