Italia e Estero

Vasco, a Modena il concerto leggenda per 220mila

Al Modena Park la festa per i 40 anni di carriera di Vasco Rossi: "Un concerto contro la paura". Tantissimi i bresciani presenti
  • Una marea umana in festa per Vasco Rossi
    Una marea umana in festa per Vasco Rossi
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    Una marea umana in festa per Vasco Rossi
  • Una marea umana in festa per Vasco Rossi
    Una marea umana in festa per Vasco Rossi
  • Una marea umana in festa per Vasco Rossi
    Una marea umana in festa per Vasco Rossi
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    Una marea umana in festa per Vasco Rossi
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    Una marea umana in festa per Vasco Rossi
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Bresciani ci siete? E certo che ci siete, in prima fila arrivati a metà settimana per essere proprio lì davanti, o in ultima fila, e chissà cosa si sente e si vede in fondo a quella marea umana che ha reso il Modena Park il più grande concerto della storia per un singolo artista.

Un live che ha ripercorso le cinque diverse decadi in cui si è sviluppata la carriera di Vasco Rossi,  un live che è inesorabilmente anche un grande karaoke, intenso e sguaiato alla faccia di Giovanardi, nemico pubblico numero uno del Blasco e dei vascofili. Tutta la città, attorno al Modena Park, risuonava delle sue canzoni, in ogni bar e baracchino, lungo le strade di questa Vascopoli diventata per un giorno la capitale musicale d'Italia, con pure la diretta su RaiUno a sancire l'istituzionalizzazione del fenomeno Vasco, si fa per dire, ma qui si fa la storia, come ha detto dal palco, altro che Garibaldi.

Non servono le statue per celebrarlo, bastano le canzoni suonate da Claudio Golinelli, basso, Matt Laug, batteria, Stef Burns, chitarra, Vince Pastano, chitarra, Alberto Rocchetti, tastiere, Frank Nemola, tastiere, tromba e computer, Andrea Innesto Cucchia, sax e cori, Clara Moroni, cori, con le ospitate degli storici chitarristi Maurizio Solieri e Andrea Braido, oltre a Gaetano Curreri al piano. E cantate da Vasco, col suo pubblico, con la voce che lo sostiene e diventa roca brano dopo brano, da Colpa d'Alfredo a Albachiara, e in mezzo tutto il resto. «E intanto il tempo crea eroi», declama dal palco.

Lui sì, dopo quarant'anni di musica, s'è meritato di diventarlo e l'ha dimostrato in uno show che ha regalato ai fan praticamente ogni cosa potessero desiderare, in 39 brani e tre ore e mezza e passa di musica, dal rock più rock a un intermezzo acustico da brividi, concluso con «Senza parole» e volato in alto con «Stupendo». Vasco è una macchina da guerra, circondato da uno staff che comprende numeri uno come il direttore di palco Diego Spagnoli, bresciano, o come l'addetta stampa Tania Sachs, indistruttibile domatrice/organizzatrice. «Ma come fai a fare tutto?», le si chiede, e lei sorniona, con la sigaretta in mano «Eh, sono della Vergine».

Attorno a quel palco di 140 metri hanno lavorato centinaia di persone, dall'alba al tramonto e fino alla notte fonda, mentre i cori continuano a lanciare le canzoni di un cantautore tutto «cuore, verità e onestà», come ha detto Red Ronnie, presente al concerto.

Un concerto (anche) contro la paura. «Non dobbiamo avere paura - grida dal palco - . Noi non abbiamo paura. Non ci chiuderemo in casa, non cambieremo le nostre abitudini. L'amore sopra la paura!». Perché «Siamo soli», è vero, «ma siete tanti».

Un concerto per la verità e la libertà di sentirsi tristi o felici e di gridarlo a tutto il mondo, a tutto il mondo fuori.

 

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