Italia e Estero

Londra in lockdown e le nuove misure nel resto d'Europa

Chiusure, vaccini, test di massa. Cambiano le armi, ma la battaglia dell'Europa contro la pandemia di coronavirus continua
Londra da mercoledì è in lockdown fino al 23 dicembre - Foto Ansa/Andy Rain
Londra da mercoledì è in lockdown fino al 23 dicembre - Foto Ansa/Andy Rain
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Lockdown di Natale, vaccini, test di massa. Cambiano le armi ma la battaglia dell'Europa contro la pandemia di coronavirus continua. Un conflitto che dura ormai da dieci mesi e nel Vecchio Continente ha lasciato sul campo quasi mezzo milione di vittime.

È durato meno di due settimane l'alleggerimento delle misure anti-Covid a Londra. Il ministro britannico della Sanità, Matt Hancock, ha annunciato che da mercoledì la capitale del Regno Unito ritornerà in quasi lockdown per far fronte all'aumento dei contagi. La stretta prevede che la metropoli passi dall'allerta arancione a quella rossa con una nuova chiusura di ristoranti, pub, teatri e alcuni negozi. Il giro di vite, esteso sempre da mercoledì pure alla vicina contea dell'Hertfordshire, resterà in vigore fino al 23 dicembre, quando in tutta la Gran Bretagna - Londra compresa - scatterà un alleggerimento di 5 giorni delle restrizioni in occasione del Natale. Il sindaco Sadiq Khan ha definito la decisione «deludente» e ha chiesto al governo di varare misure di compensazione per tutti quei settori che saranno fortemente danneggiati dalle nuove chiusure. Intanto spaventa tutto il Regno, non solo la capitale, la scoperta di una variante del coronavirus in Inghilterra sulla quale sia l'Oms che Hancock si sono affrettati a rassicurare che al momento non ci sono prove si comporti in modo diverso, rendendo quindi inefficace il vaccino.

Chiusura in vista delle feste, sulla scia della Germania, anche in Olanda, dove il premier Mark Rutte ha annunciato un lockdown duro per almeno cinque settimane dopo aver constatato che le misure più soft non sono servite ad arginare i contagi. Stop a scuole, negozi non essenziali, musei, teatri e parrucchieri. Bar e ristoranti sono chiusi da metà ottobre e così resteranno. L'annuncio, in diretta televisiva, ha scatenato qualche protesta sotto il palazzo del governo.

Per un Paese che chiude un altro, la Spagna, che guarda al futuro. Il governo di Madrid ha annunciato che inizierà la somministrazione del vaccino anti-Covid dal 4 o 5 gennaio, cioè pochi giorni dopo il via libera dell'Agenzia europea per i medicinali, atteso per il 29 dicembre. Il ministro spagnolo Salvador Illa ha assicurato che con 140 milioni di dosi in arrivo «ci saranno vaccini per tutti» e se il piano va come previsto «tra i 15 e i 20 milioni di spagnoli potrebbero essere vaccinati entro maggio o giugno».

In Francia sono partiti questa settimana i primi screening di massa gratuiti alla presenza, nella città di Le Havre, del ministro della Salute, Olivier Véran, che ha presentato l'operazione come un nuovo tentativo di mettere sotto controllo i contagi in vista delle riaperture. Da domani, infatti, i francesi potranno di nuovo circolare senza autocertificazione su tutto il territorio, anche se il numero di casi quotidiani resta lontano dagli obiettivi del governo (5.000 al giorno).

Il programma di test di massa sta invece suscitando polemiche in Austria. Iniziato due settimane fa, allo screening ha partecipato solo il 20% della popolazione dopo due settimane. Un numero molto lontano dal 60% previsto dal governo di Vienna. I socialdemocratici attaccano l'esecutivo accusandolo di una campagna dilettantistica. Un nuovo ciclo di test dovrebbe iniziare intorno all'8 gennaio, mentre cominciano a circolare voci sul fatto che il governo potrebbe offrire degli incentivi alla popolazione per sottoporsi al test.

 

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