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Covid, è allarme varianti. Gli esperti: «Misure da rafforzare»

Il governo sta valutando un'ulteriore stretta, come conferma la ministra Gelmini al termine della riunione con il Cts
COVID, NUOVA FASE
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«È necessario rafforzare le misure in tutto il Paese per contenere la diffusione delle varianti del coronavirus». Con il governo che deve ancora ottenere la fiducia in Parlamento, gli esperti rilanciano l'allarme: dall'Istituto superiore di Sanità al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie fino al Comitato tecnico scientifico, l'input è sempre lo stesso. Fino a quando non si rallenta la corsa del virus è impossibile pensare ad un allentamento delle restrizioni. Un messaggio chiaro che potrebbe portare ad un'ulteriore stretta e che l'esecutivo valuta, come conferma il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini al termine della riunione con il Cts. «La pandemia è ancora forte, non si può scherzare. Se è necessario fare scelte di rigore si fanno». Ma la prima a dividersi sulla linea è la comunità scientifica: lockdown duro per un paio di settimane o «interventi selettivi».

Che la situazione sia seria, gli esperti e i tecnici lo dicono e lo scrivono nei documenti ufficiali da giorni. E la nota con cui palazzo Chigi ha intestato al governo l'ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza per bloccare l'apertura degli impianti da sci - sapendo di scatenare la protesta dei governatori del Nord e della parte della nuova maggioranza che li sostiene, Lega in testa - è la conferma che la linea scelta è quella del rigore.

L'analisi degli scienziati non lascia spazio a interpretazioni. «La diffusione di varianti con maggiore trasmissibilità - dice lo studio dell'Iss - può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguata». Una posizione che è sulla stessa linea di quella del Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc). «La situazione è molto preoccupante» sottolinea la direttrice Andrea Ammon, che poi avverte: se non vengono mantenute o «addirittura rafforzate» le misure, nei prossimi mesi potrebbe esserci un «aumento significativo dei casi e dei decessi».

Già nel verbale di venerdì scorso, dunque, il Cts aveva sottolineato la necessità di un «rigorosa osservanza, rafforzamento e incremento delle misure», sia a livello nazionale che locale, «evitando ulteriori misure di rilascio». Un messaggio che era arrivato fin dentro il Consiglio dei ministri di sabato e che ha portato all'ordinanza di chiusura. Su come intervenire, però, gli scienziati non sono così compatti. L'appello del consulente del ministro Speranza, Walter Ricciardi - lockdown totale per un periodo di tempo limitato - è stato raccolto dal virologo Andrea Crisanti e dall'infettivologo del Sacco di Milano Massimo Galli, secondo il quale però una chiusura totale avrebbe senso se accompagnata da una vaccinazione di massa. Favorevole anche la fondazione Gimbe: «Senza un lockdown totale per due settimane bisognerà continuare con gli stop and go per tutto il 2021».

Di altro avviso il direttore dello Spallanzani Francesco Vaia e l'assessore alla salute della Puglia Pierluigi Lopalco, secondo i quali servono chiusure «chirurgiche e selettive». Cosa si muoverà il nuovo governo? La linea la darà il premier Mario Draghi in Senato, indicandola assieme all'altro pilastro della lotta al virus, la campagna di vaccinazione di massa che il professore ha già fatto sapere essere una priorità per il Paese. Ma prima ci sono almeno altri due nodi da sciogliere: il pressing del centrodestra nel governo per mettere all'angolo il Commissario per l'emergenza Domenico Arcuri, e il rapporto con le Regioni, già provato da un anno di contrasti con Roma e ora a rischio di deflagrare.

 

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