Covid, nel Bresciano il livello di contagio è da zona rossa

Il livello di contagio sarebbe da zona rossa. Ma (per ora) nel Bresciano non è previsto alcun lockdown locale. «Stiamo monitorando la situazione, ma l’ipotesi non è sul tavolo» si limitano a dire dalla Regione.
Nel report quotidiano che Palazzo Lombardia diffonde a sindaci e operatori, c’è però una mappa inequivocabile: tutte le province sono colorate di «giallo», tranne Brescia che mostra «parametri da zona rossa». La mappa è stata costruita tenendo conto dell’incidenza settimanale, vale a dire il numero di nuovi contagi ogni 100mila abitanti, parametro definito dalla Regione «fortemente indicativo della progressione dell’epidemia». Sopra i 250 casi si è da zona rossa e Brescia, contando i casi dall’8 al 14 febbraio, è arrivata a 258, mentre la media regionale si ferma a 136.
I numeri bresciani risultano poi in forte crescita, mentre le altre province sono stabili o in calo. Colpa in gran parte della variante inglese, comparsa prima nel Bresciano: variante che ha accelerato la diffusione del contagio, facendo alzare anche l’Rt, ora attorno a 1.2.
Le previsioni dell’ingegnere Alberto Gerli dicono che la curva toccherà il picco a metà marzo, per poi iniziare a stabilizzarsi: nel Bresciano vorrebbe dire 20mila nuovi casi nei prossimi 30 giorni.In queste ore si è così ripresentata la questione di una possibile differenziazione delle restrizioni su base sub-regionale. Lo scorso ottobre Brescia rivendicava un minor contagio rispetto alle province lombarde occidentali (Varese, Monza, Milano), ora potrebbe rischiare di finire in zona rossa. «La decisone spetta a Regione Lombardia» si limitano a dire da Ats Brescia, ribadendo però che nel nostro territorio si fanno molti più tamponi che nelle altre province. Come dire: più si cerca, più positivi si trovano.
Le zone rosse provinciali o i lockdown comunali stanno spuntando un po’ in tutta Italia, con apposite ordinanze regionali («le regioni, in relazione a specifiche situazioni di aggravamento verificatesi nel loro territorio o in una parte di esso, possono introdurre misure ulteriormente restrittive» recita il decreto del marzo scorso). In Abruzzo, per dire, da ieri sono «rosse» le province di Chiesti e Pescara. Il Lazio ha messo in lockdown il Comune di Roccagorga, dove dilaga la variante inglese.
In Lombardia pare invece che il dossier non verrà aperto. «I tecnici stanno valutando la situazione» spiegano dall’assessorato al Welfare di Regione Lombardia. Punto.
Oltre a Rt e incidenza settimanale, va detto, ci sono altri parametri da tenere in considerazione per definire le fasce di rischio. A partire dai ricoveri Covid in Terapia intensiva, il cui livello è tutt’altro che preoccupante. Anche l’andamento dei decessi risulta in calo. Inoltre sebbene il contagio sia diffuso un po’ in tutta la provincia, a preoccupare sono alcuni focolai, come Corzano (cluster ora risolto), Castrezzato o Gussago.
Una zona rossa provinciale pare insomma eccessiva, penalizzante per studenti e imprese. Piuttosto sindaci e Ats stanno valutando misure sartoriali: a Castrezzato, per dire, scuole e parchi resteranno chiusi fino al 28 febbraio e oggi il sindaco firmerà l'ordinanza che vieta gli assembramenti oltre le 5 persone. Senza scordare che all’orizzonte potrebbe esserci un nuovo lockdown nazionale.
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