Italia e Estero

A Beirut sono esplose 2.750 tonnellate di nitrato d'ammonio

A spiegarlo il presidente Michel Aoun, citato dalla Bbc online, dopo una riunione d'emergenza del Supremo consiglio della Difesa
  • Gli effetti delle esplosioni a Beirut
    Gli effetti delle esplosioni a Beirut
  • Gli effetti delle esplosioni a Beirut
    Gli effetti delle esplosioni a Beirut
  • Gli effetti delle esplosioni a Beirut
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  • Gli effetti delle esplosioni a Beirut
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    Gli effetti delle esplosioni a Beirut
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A provocare le esplosioni che nelle scorse ore hanno devastato Beirut è stato un incendio in un deposito nel porto della città, dove erano immagazzinate 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, sequestrate diversi anni fa da una nave. A spiegarlo il presidente Michel Aoun, citato dalla Bbc online, dopo una riunione d'emergenza del Supremo consiglio della Difesa nel palazzo presidenziale di Baabda. È «inaccettabile», ha scritto Aoun in un tweet, che 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio fossero tenute immagazzinate in condizioni non sicure. Un'inchiesta è in corso per appurare cosa abbia provocato l'esplosione. 

Intanto sale il numero dei morti nell'esplosione: il bilancio fornito dal ministero della Salute, provvisorio, parla di almeno 73 vittime e oltre 3.700 feriti. Il numero dei morti potrebbe comunque aumentare, a giudicare anche dalle immagini diffuse dai social media e dalle televisioni che mostrano persone rimaste intrappolate sotto le macerie di edifici crollati.

 

  • Beirut dopo la doppia esplosione
    Beirut dopo la doppia esplosione
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Il martoriato Libano torna dunque a vivere i peggiori incubi della guerra civile e delle crisi sanguinose che hanno segnato i 30 anni passati dalla fine di quel conflitto. Un'esplosione di potenza inimmaginabile - secondo alcuni testimoni udita fino a Cipro, a distanza di 200 chilometri - ha portato la devastazione e seminato il panico in tutta Beirut e nei sobborghi. 

Un testimone che vive sulle colline a est della capitale, alcuni chilometri dal porto, ha detto all'Ansa che lo spostamento d'aria è stato talmente potente da far saltare tutte le placche delle prese di corrente nella sua abitazione. In interi quartieri del centro praticamente nessun edificio è rimasto con i vetri intatti. Fonti riferiscono che nella zona di Mar Mikhael nell'alto edificio di Electricité du Liban, l'ente elettrico nazionale, sono rimasti intrappolati molti dipendenti e che si è lavorato a lungo per trarli in salvo. Sull'autostrada costiera che va verso nord e che passa vicino al porto, per un lungo tratto si vedono auto semidistrutte, mentre la carreggiata è coperta di detriti. Anche all'aeroporto internazionale Rafic Hariri, distante alcuni chilometri, i danni all'aerostazione sono evidenti.

 

 

Nel porto di Beirut sono ancorate anche alcune unità navali dell'Unifil, la forza di interposizione dell'Onu al confine tra Libano e Israele. In serata fonti informate hanno detto all'Ansa che squadre dei caschi blu sono riuscite a raggiungere l'area dello scalo in elicottero e i membri degli equipaggi, che dovrebbero essere formati da marinai del Bangladesh, sono stati evacuati a Sidone. Fonti qualificate hanno detto invece che due militari italiani dell'Unifil sono rimasti feriti in modo non grave. 

Mentre in serata il presidente libanese Michel Aoun ha convocato una riunione d'emergenza del Supremo consiglio della Difesa presso il palazzo di Baabda, voci di ogni tipo si rincorrono sulle cause della deflagrazione. «I responsabili della catastrofe ne pagheranno il prezzo», ha detto il primo ministro Hassan Diab in un discorso televisivo, senza tuttavia sbilanciarsi in alcuna ipotesi. Il capo delle forze di sicurezza nazionali, generale Abbas Ibrahim, ha detto all'origine del disastro vi è un incendio sviluppatosi in un deposito usato per custodire materiali altamente infiammabili sequestrati in passato.

 

 

Un video circolato sui social media mostra dapprima una colonna di fumo nero alzarsi nel cielo. Poi, in quelle che sembrano le fiamme di un incendio, alcune deflagrazioni minori. Infine, un'esplosione gigantesca che investe anche il balcone da cui vengono riprese le immagini, molte centinaia di metri dal porto.

L'esplosione è avvenuta in un momento estremamente delicato in un Paese travolto da una crisi economica disastrosa, con le tensioni di confine che si sono riaccese negli ultimi giorni tra Israele e le milizie filo-iraniane di Hezbollah, e la sentenza del processo, attesa venerdì, per l'uccisione nel 2005 in un attentato a Beirut dell'ex primo ministro Rafic Hariri e altre 21 persone. Gli imputati sono quattro membri dello stesso Hezbollah, tutti latitanti. Voci incontrollate riprese da alcune televisioni hanno parlato di un attacco israeliano a un deposito di armi di Hezbollah. Ma sia il Partito di Dio sia Israele hanno smentito. 

 

 

Grande preoccupazione è espressa nelle prime reazioni internazionali a quanto accaduto. La Casa Bianca ha fatto sapere che sta seguendo da vicino la situazione. «L'Italia è vicina agli amici libanesi in questo momento tragico. I nostri pensieri vanno alle famiglie delle vittime, a cui esprimiamo il nostro profondo cordoglio, e alle persone ferite, a cui auguriamo una pronta guarigione», ha sottolineato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio mentre la Farnesina è al lavoro, con l'Unità di Crisi e l'Ambasciata in Libano, per assistere i connazionali. Anche il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, che nei giorni scorsi si è recato in visita a Beirut, ha detto che la Francia «sarà sempre al fianco del Libano» ed è pronta a fornire qualsiasi tipo di assistenza. Domani, intanto, in Libano è stato proclamato un giorno di lutto nazionale.  

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