Italia e Estero

«Vaccini disponibili in Italia da gennaio, sarà punto di svolta»

Così Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità. Sulla curva dei contagi: «Si sta stabilizzando, le misure portano risultati»
Un'infermiera assiste un malato di Covid in ospedale - Foto Epa/Olafur Steinar Gestsson
Un'infermiera assiste un malato di Covid in ospedale - Foto Epa/Olafur Steinar Gestsson
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«Da metà gennaio in poi potranno essere disponibili le prime dosi del vaccino, che ragionevolmente saranno offerte prima agli operatori sanitari, alle forze dell'ordine e alle fasce più fragili della popolazione. Ci sono tutti i presupposti perchè si veda il punto di svolta».

A dichiararlo è stato il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7.

Locatelli ha anche parlato della situazione attuale e dell'ipotesi di un lockdown generale: «Non si sta preparando un lockdown generale, tutti lavorano perchè ciò non avvenga, in primis il governo, perchè è chiarissima la percezione che il lockdown avrebbe conseguenze sociali ed economiche non indifferenti. Ma ovviamente saranno i numeri a poterci dire cosa succederà tra dieci, quindici giorni».

E a proposito degli effetti delle misure sin qui adottate dal Governo, il presidente del Css ha anche evidenziato: «Il numero dei morti di oggi - aggiunge - è particolarmente doloroso, questi sono numeri che toccano le nostre coscienze e lasciano ferite dolorose. Tuttavia, la stabilità dell'indice di contagiosità indica che le misure intraprese stanno portando risultati, c'è una decelerazione rispetto alla crescita del passato. E il Dpcm del 24 ottobre deve ancora manifestare pienamente i suoi effetti». 

Va quindi preso con cautela il fatto che l'indice di trasmissibilità Rt pare andare verso una certa stabilizzazione, crescendo ma più lentamente, mentre la curva epidemica accenna ad una flessione. Se da un lato questi sono indubbiamente primi segnali positivi, ha confermato Locatelli, dall'altro l'impatto della pandemia sui servizi sanitari - in termini di nuovi ricoveri e occupazione delle terapie intensive - aumenta in tutte le Regioni, con livelli che si avvicinano alle soglie definite critiche per la tenuta del sistema. I segnali positivi non possono dunque assolutamente essere interpretati come un «libera tutti» e l'allerta resta massima.

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