Italia e Estero

Moglie e suocera di Soumahoro arrestate, spesi soldi anche a Brescia

Ai domiciliari le due donne che hanno dirottato all’estero denaro pubblico destinato alle cooperative. Nel 2018 spesi 567,50 in città
Aboubakar Soumahoro nell'Aula di Montecitorio a Roma - Foto Ansa/Maurizio Brambatti © www.giornaledibrescia.it
Aboubakar Soumahoro nell'Aula di Montecitorio a Roma - Foto Ansa/Maurizio Brambatti © www.giornaledibrescia.it
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Un fiume di denaro pubblico «dirottato» all’estero e non utilizzato per le strutture destinate all’assistenza di migranti e dei minori non accompagnati. Oltre 28 milioni di euro arrivati dalle casse statali in cinque anni, dal 2017 al 2022, che solo in una minima parte è stato impiegato per migliorare le aree di accoglienza dove, invece, mancava tutto: alloggi fatiscenti con riscaldamento assente e condizioni igieniche precarie tanto che gli ospiti erano costretti a vivere, in base a quanto affermano gli inquirenti, «in condizioni offensive dei diritti e della dignità degli uomini e delle donne».

È il sistema nella gestione dei fondi delle cooperative dei familiari del parlamentare Aboubakar Soumahoro scoperto dalla GdF a Latina e che ha portato agli arresti domiciliari la moglie, Liliane Murekatete e la suocera, Marie Therede Mukamatsindo. Oltre alle due donne i pm di Latina hanno ottenuto dal tribunale l’obbligo di dimora per un figlio della suocera del deputato. Le misure riguardano appartenenti al Cda della cooperativa sociale integrata Karibu. Nei loro confronti le accuse sono, a vario titolo, di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio.

L’operazione

Il blitz scattato all’alba di lunedì rappresenta lo sviluppo dell’indagine avviata nei mesi scorsi e che ha già portato a processo sei persone, tra cui Murekatete e Mukamatsindo, per reati fiscali. «Prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane, null’altro ho da aggiungere o commentare, se non che continuo a confidare nella giustizia. Ribadisco, come è agli atti, la mia totale estraneità a tutto e chiedo nuovamente di rispettare la privacy di mio figlio», ha commentato Soumahoro. Nell’ordinanza di oltre 150 pagine il gip ricostruisce quello che definisce «un collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti, adoperati dalla Karibu nelle dichiarazioni dal 2015 al 2019».

A Brescia

Ma nell’ordinanza compaiono, tra le operazioni contestate, anche tre effettuate a Brescia tra il 9 e il 10 novembre del 2018: l’acquisto di un paio di scarpe in un negozio della città, una cena al ristorante e un pernottamento in albergo per un totale di 567,50 euro. Somma distratta alla Karibu tramite l’utilizzo di carte di credito prepagate nello specifico questa in uso alla suocera e le cui spese sono state addebitate al conto della Karibu.

La struttura

Una struttura «delinquenziale organizzata a livello familiare che negli anni (almeno dal 2017 in poi) non ha fatto nient’altro rispetto all’attività criminale oggetto delle imputazioni», si legge nelle carte. Dalle esame della corrispondenza mail con i collaboratori tutto era gestito da Murekatete che «autorizza pagamenti, organizza incontri istituzionali finalizzati - scrive il gip - a trovare nuovi sbocchi lavorativi per la cooperativa». Per il giudice le «condotte risultano volontarie e consapevolmente mirate ad un risparmio di spesa (e successiva distrazione) dei fondi pubblici percepiti».

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