Italia e Estero

Adunata degli alpini, nel Villaggio Brescia il grazie «per sempre» ai lettori del GdB

Giuseppe Tonino, 96 anni di Buja, ricorda il sisma del 1976 e il pronto aiuto ricevuto dalla nostra città
Giuseppe Tonino, 96 anni, intervistato da Nunzia Vallini - Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Giuseppe Tonino, 96 anni, intervistato da Nunzia Vallini - Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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Mentre sfoglia il libro-memoria assemblato dall’amico e compaesano Egidio - notista e fotografo per passione - scuote la testa e ripete: «Eh no, non mi farete piangere. Stavolta no». Giuseppe Tonino, 96 anni, sguardo veloce e mani generose, ci accoglie nella sua casa a cuore aperto: «Venite, venite. Chi arriva da Brescia qui è il benvenuto. Se poi è del Giornale...».

Quei giorni del 1976

La memoria fa un balzo indietro di 47 anni e una manciata di giorni. «È stato tremendo - ricorda -. La devastazione, i morti, 46 solo a Buja, le case distrutte. Le auto in strada schiacciate dai camini. Chi poteva, si dava da fare. Ma era difficile capire dove cominciare». Pausa, per ingoiare le lacrime e prendere fiato: «Vede quelle case qui davanti? Prima non c’erano. Era tutta una distesa di granoturco. Mio fratello ne aveva tagliato la metà e si è messo a gettare la ghiaia. Senza neanche saperlo, avevamo preparato il terreno di quella che in pochi giorni sarebbe diventata la prima tendopoli del Friuli dopo la scossa del 6 maggio».

Ed è proprio qui che, con il «Villaggio Brescia», ha preso corpo la solidarietà concreta dei lettori del Giornale siglando non solo l’amicizia pluridecennale con la comunità di Buja, ma anche forgiando una modello di solidarietà concreta che si ripeterà negli anni a venire, in soccorso delle popolazioni italiane ed estere colpite da terremoti, alluvioni, guerre, fino all’emergenza pandemica con la sottoscrizione aiutiAMObrescia. 
«Sono anche andato in Irpinia con il Giornale, quattro anni dopo - ricorda Tonino - per ripetere quello che avevate fatto qui...». Buja di Udine, Solofra di Avellino, Gualdo di Macerata per tornare a tempi a noi più vicini. Un modello di solidarietà che si rinnova. 

Una foto storica che immortale il Villaggio Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Una foto storica che immortale il Villaggio Brescia - © www.giornaledibrescia.it

La pioggia non dà tregua, ma Giuseppe Tonino - che le cronache del GdB del tempo presentano come «capo del Villaggio Brescia» - non si scoraggia: «Ci avete adottato in tutto: prima le tende, poi i prefabbricati. Anche questi sono stati i primi di tutto il Friuli. Qui è stata riaperta la prima scuola, la prima farmacia. Qui è stata riaperta la prima chiesa. Venite con me a vederla, la chiesetta di San Giuseppe...».

Qui c'è tanta Brescia 

Con l’energia di un giovinotto che smentisce i 96 anni di età, Giuseppe attraversa la strada per accompagnarci sul fianco della chiesa intitolata al «suo» santo e leggere con noi la targa marmorea che esprime gratitudine per il Giornale, collante di una solidarietà diffusa che ha coinvolto lettori, imprese, associazioni e scuole della nostra provincia. «Il terremoto l’aveva praticamente distrutta», sospira. E si rivolge all’amico Egidio con una richiesta che suona come imperativo: «Riesci a procurare le chiavi?». Detto, fatto. Entriamo. «Qui c’è tanta Brescia: guardate quell’altare - spiega - Era sbriciolato. Lo hanno messo insieme i marmisti di Botticino. Anche quella scultura sulla destra, è di un intagliatore del legno della Valcamonica. E lì, sopra la porta, ci sono i Santi Faustino e Giovita in gesso. Quanto pesava quel bassorilievo. Era ancora bagnato...ma siamo riusciti ad appenderlo lo stesso...».

Giuseppe Tonino si blocca e riavvolge il filo della memoria: «Quante storie, quanti volti da ricordare...quanti amici... Franco Maestrini (direttore della tipografia del Giornale, ndr). È arrivato qui con Franco Solina e Franco Arrighini». Quanti Franchi, in questa storia, e tutti «targati» Gdb.

Il miracolo delle tende rimesse in piedi in una notte

In sede, a Brescia, il direttore amministrativo Silvio Pelizzari seguiva l’operazione a distanza, riceveva l’elenco delle necessità e provvedeva a recuperare i materiali. Con il via vai di camion e bilici, anche il su e giù di fotografi e inviati per restituire ai lettori la narrazione dei frutti della loro generosità e le testimonianze di una comunità ferita ma determinata a risorgere. «Che organizzazione...Ricordo che avevamo appena finito di piantare la tendopoli. A sera eravamo stremati, ma avevamo coperte da distribuire in paese. Il nubifragio ha spazzato via le 500 tende - la voce si fa tremula, come le gambe di allora che non tenevano più - io non ce l’ho fatta, ho mollato. Mi sono detto: è finita. E sono crollato a letto dicendo: domani sarà quel che sarà». Giuseppe spalanca gli occhi: «non ci crederete, ma la mattina dopo le tende erano tutte in piedi. Proprio Maestrini e Solina, con gli incursori della Marina, nottetempo avevano fatto il miracolo. Ancora oggi non so come». 

Amici di Buja per sempre

Sospira: «La gente dimentica, i giovani non ci pensano - dice ancora Giuseppe Tonino - ma quello che racconto è vero. Storie nella storia che non scrive nessuno. Ma io ricordo bene. Se c’era qualcuno che aveva bisogno di cure, voi c’eravate, c’erano i vostri ospedali. Le vostre aziende hanno aiutato le nostre. Le vostre scuole la nostra scuola. Anche i vostri cuochi sono venuti qui, a cucinare nella cucina del campo. Ci avete aiutato a rinascere: dieci giorni dopo il terremoto abbiamo festeggiato un matrimonio. E sapete cosa hanno fatto i bresciani? Hanno offerto il viaggio di nozze degli sposi accogliendoli a Sirmione... Ecco perché vi chiedo di esprimere il mio grazie a tutti i bresciani, amici di Buja per sempre». 

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