Adunata degli alpini, nel Villaggio Brescia il grazie «per sempre» ai lettori del GdB

Mentre sfoglia il libro-memoria assemblato dall’amico e compaesano Egidio - notista e fotografo per passione - scuote la testa e ripete: «Eh no, non mi farete piangere. Stavolta no». Giuseppe Tonino, 96 anni, sguardo veloce e mani generose, ci accoglie nella sua casa a cuore aperto: «Venite, venite. Chi arriva da Brescia qui è il benvenuto. Se poi è del Giornale...».
Quei giorni del 1976
La memoria fa un balzo indietro di 47 anni e una manciata di giorni. «È stato tremendo - ricorda -. La devastazione, i morti, 46 solo a Buja, le case distrutte. Le auto in strada schiacciate dai camini. Chi poteva, si dava da fare. Ma era difficile capire dove cominciare». Pausa, per ingoiare le lacrime e prendere fiato: «Vede quelle case qui davanti? Prima non c’erano. Era tutta una distesa di granoturco. Mio fratello ne aveva tagliato la metà e si è messo a gettare la ghiaia. Senza neanche saperlo, avevamo preparato il terreno di quella che in pochi giorni sarebbe diventata la prima tendopoli del Friuli dopo la scossa del 6 maggio».
«Sono anche andato in Irpinia con il Giornale, quattro anni dopo - ricorda Tonino - per ripetere quello che avevate fatto qui...». Buja di Udine, Solofra di Avellino, Gualdo di Macerata per tornare a tempi a noi più vicini. Un modello di solidarietà che si rinnova.

La pioggia non dà tregua, ma Giuseppe Tonino - che le cronache del GdB del tempo presentano come «capo del Villaggio Brescia» - non si scoraggia: «Ci avete adottato in tutto: prima le tende, poi i prefabbricati. Anche questi sono stati i primi di tutto il Friuli. Qui è stata riaperta la prima scuola, la prima farmacia. Qui è stata riaperta la prima chiesa. Venite con me a vederla, la chiesetta di San Giuseppe...».
Qui c'è tanta Brescia
Con l’energia di un giovinotto che smentisce i 96 anni di età, Giuseppe attraversa la strada per accompagnarci sul fianco della chiesa intitolata al «suo» santo e leggere con noi la targa marmorea che esprime gratitudine per il Giornale, collante di una solidarietà diffusa che ha coinvolto lettori, imprese, associazioni e scuole della nostra provincia. «Il terremoto l’aveva praticamente distrutta», sospira. E si rivolge all’amico Egidio con una richiesta che suona come imperativo: «Riesci a procurare le chiavi?». Detto, fatto. Entriamo. «Qui c’è tanta Brescia: guardate quell’altare - spiega - Era sbriciolato. Lo hanno messo insieme i marmisti di Botticino. Anche quella scultura sulla destra, è di un intagliatore del legno della Valcamonica. E lì, sopra la porta, ci sono i Santi Faustino e Giovita in gesso. Quanto pesava quel bassorilievo. Era ancora bagnato...ma siamo riusciti ad appenderlo lo stesso...».
Giuseppe Tonino si blocca e riavvolge il filo della memoria: «Quante storie, quanti volti da ricordare...quanti amici... Franco Maestrini (direttore della tipografia del Giornale, ndr). È arrivato qui con Franco Solina e Franco Arrighini». Quanti Franchi, in questa storia, e tutti «targati» Gdb.
Il miracolo delle tende rimesse in piedi in una notte
In sede, a Brescia, il direttore amministrativo Silvio Pelizzari seguiva l’operazione a distanza, riceveva l’elenco delle necessità e provvedeva a recuperare i materiali. Con il via vai di camion e bilici, anche il su e giù di fotografi e inviati per restituire ai lettori la narrazione dei frutti della loro generosità e le testimonianze di una comunità ferita ma determinata a risorgere. «Che organizzazione...Ricordo che avevamo appena finito di piantare la tendopoli. A sera eravamo stremati, ma avevamo coperte da distribuire in paese. Il nubifragio ha spazzato via le 500 tende - la voce si fa tremula, come le gambe di allora che non tenevano più - io non ce l’ho fatta, ho mollato. Mi sono detto: è finita. E sono crollato a letto dicendo: domani sarà quel che sarà». Giuseppe spalanca gli occhi: «non ci crederete, ma la mattina dopo le tende erano tutte in piedi. Proprio Maestrini e Solina, con gli incursori della Marina, nottetempo avevano fatto il miracolo. Ancora oggi non so come».
Amici di Buja per sempre
Sospira: «La gente dimentica, i giovani non ci pensano - dice ancora Giuseppe Tonino - ma quello che racconto è vero. Storie nella storia che non scrive nessuno. Ma io ricordo bene. Se c’era qualcuno che aveva bisogno di cure, voi c’eravate, c’erano i vostri ospedali. Le vostre aziende hanno aiutato le nostre. Le vostre scuole la nostra scuola. Anche i vostri cuochi sono venuti qui, a cucinare nella cucina del campo. Ci avete aiutato a rinascere: dieci giorni dopo il terremoto abbiamo festeggiato un matrimonio. E sapete cosa hanno fatto i bresciani? Hanno offerto il viaggio di nozze degli sposi accogliendoli a Sirmione... Ecco perché vi chiedo di esprimere il mio grazie a tutti i bresciani, amici di Buja per sempre».
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