Vitruvian-1, la strada italiana dell’intelligenza artificiale

Il modello è stato sviluppato dalla startup Asc27 ed è operativo dal 10 febbraio. È snello, economico e nei test informatici si è posizionato dietro solamente a ChatGpt e DeepSeek
L'Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci
L'Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci
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Sono tempi frenetici per l’intelligenza artificiale. Mentre Elon Musk offre 97,4 miliardi di dollari per acquistare OpenAI e la sua creatura ChatGpt, l’Unione europea annuncia un investimento da 200 miliardi di euro e «il più grande partenariato pubblico-privato al mondo per lo sviluppo di un’AI affidabile». In mezzo l’ascesa made in China di DeepSeek, piattaforma più economica e snella ma non per questo meno performante delle concorrenti «occidentali».

E l’Italia come si posiziona in questo vortice? Competere con i grandi capitali in questa sfida è quanto mai difficile. Diverso invece il discorso se si adotta il modello DeepSeek, puntando sulla sostenibilità economica e su una struttura meno complessa. È nato proprio con questi presupposti il modello di intelligenza artificiale italiano (non il primo in assoluto) Vitruvian-1, sviluppato dalla startup Asc27 e operativo dal 10 febbraio.

La società, con sedi a Roma, Milano e Bologna, ha dato vita a «un modello di AI con capacità di “ragionamento”» secondo le parole del suo ad Nicola Grandis. Notevoli però le differenze con i chatbot simil ChatGpt, a partire dalla struttura. Con 14 miliardi di parametri, contro i 100mila miliardi del prodotto di OpenAI, Vitruvian-1 risulta molto meno costoso e veloce da realizzare: Asc27 ci ha messo solo tre mesi.

Non per questo però le performance ne risentono, con i test informatici che la posizionano per efficacia solo dietro proprio a ChatGpt e alla già citata DeepSeek. Infine, e forse questa è la differenza più marcata rispetto ai competitor (o potenziali tali), la finalità.

«Non è un chatbot – ha detto Grandis –, e non è progettato per intrattenere gli utenti, ma per supportare le persone nelle proprie attività e aiutare le aziende a risolvere problemi». Come a dire che la risposta italiana, già di per sè una buona notizia, parte da una certezza: per emergere bisogna saper offrire qualcosa di diverso e qualcosa in più.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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