La sostenibilità fuori e dentro il business: il caso DVArea

La prima società benefit italiana di progettazione ha sede a Brescia e si occupa di architettura, coniugando il proprio business con l’attenzione ai temi dell’ambiente e della transizione ecologica a beneficio della comunità.
Si tratta della neonata DVArea (holding costituita il 3 marzo 2022, per raggruppare 4 aziende partecipate esistenti dal 2015: DVision Architecture, DVS dedicata alle strutture, DVMEP per gli impianti e Bimfactory per la consulenza sulla digitalizzazione) che, riallacciando i fili con l’originaria vocazione estetica e sociale dell’architettura, rivolge un pensiero migliorativo nei confronti del contesto civico anche quando si parla di progetti privati.
Un primo esempio concreto di tutto ciò è il recentissimo LDV74, edificio oggi composto da 18 unità abitative con spazi comuni destinati al coworking, ubicato tra via Leonardo Da Vinci e via Pastrengo, in città. Ultimato a dicembre 2021, si tratta di un intervento di conversione e rigenerazione urbana di una struttura risalente alla seconda metà degli anni Settanta - quando fu concepita ad uso direzionale e commerciale - che versava in stato di abbandono. L’azione di recupero non ha previsto la costruzione di parti ex novo, evitando così il consumo ulteriore di suolo.
Sul fronte dei materiali è stato riutilizzato tutto il possibile e, quando questo non è stato fattibile (come accaduto, ad esempio, per il vano scala o l’ascensore), la scelta è ricaduta su materie sostenibili e di ultima generazione corrispondenti a criteri ecologici e di riciclabilità, o prediligendo elementi prefabbricati che, in quanto tali, hanno limitato la generazione di polveri e l’impatto acustico tipici delle lavorazioni in cantiere.
Non solo: grazie al digitale - e in particolar modo all’utilizzo della software Building information modeling (Bim) - sono stati abbattuti tempi, costi e consumo di materiali cartacei e plastici, sostituendo planimetrie e modellini in scala con progetti e render 3D digitali.

Le componenti cieche e vetrate dell’involucro architettonico sono funzionali a determinare il bilancio energetico dell’edificio, che gode quindi della classificazione NzEb (Nearly zero energy building), tradotto «edificio ad energia quasi zero». Ampio spazio al verde, con l’inserimento di circa 1.200 metri quadri destinati a balconi e terrazze pensati per accogliere vegetazione, fiori e piante; mentre l’attenzione nei confronti dell’aspetto sociale ha portato a prevedere e sviluppare ambienti comuni e «di relazione» attrezzati per coworking e smart working.
Ma torniamo al concetto di società benefit. Si tratta di un modello entrato nell’orizzonte normativo italiano con la Legge di Stabilità del 2016 e ispirato alle «Benefit corporation» statunitensi che, nell’esercizio della propria attività economica, operano sia nell’ottica di divisione degli utili sia in direzione di un beneficio comune, per le varie componenti aziendali ma anche per tutta quanta la società.
Nel caso della bresciana DVArea questo è inoltre declinato nel rapporto con la clientela «da noi indirizzata verso opzioni di progettazione e costruzione ecosostenibili» spiega l’architetto Pietro Bianchi, presidente della holding bresciana, nell’organizzazione interna di collaboratori e dipendenti «a cui è data la possibilità di avere orari flessibili, dotazione di auto elettriche e incentivi economici per chi sceglie di raggiungere il luogo di lavoro tramite mobilità leggera» e nella riduzione del consumo di plastica nella sede della società «grazie all’installazione di erogatori d’acqua potabile».
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